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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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domenica 29 marzo 2009

La noia

Ho sempre associato la noia a quei lontani pomeriggi estivi passati in città, quando avevo 13 o 14 anni. Gli amici rimasti in giro erano pochi, fuori faceva cosi caldo da togliere la voglia di uscire e la lettura era ancora un piacere da scoprire: allora rimanevano solo la tele ed i videogiochi, almeno fino a quando non iniziava il mal di testa da abuso del mezzo catodico. Quindi iniziavo a ciondolare per casa cercando qualcosa di interessante da fare, ma senza la concentrazione per far niente di troppo complicato. Quella era per me la noia.

Oggi l'ho rivissuta simile ad allora. Chiuso in casa aspettando la fine dell'influenza, terminato il libro che stavo leggendo, navigato su internet fino alla nausea e scartati uno dopo l'altro tutti i programmi telecisivi, ho iniziato ad annoiarmi. Ed era cosi tanto che non mi capitava, che ho quasi goduto del sottile piacere della nostalgia di quei pomeriggi estivi.

lunedì 23 marzo 2009

Los vicios que no queremos perder

martedì 17 marzo 2009

Ludi

Ludi è una persona perbene, che affronta la vita con la misurata insicurezza di chi ha sofferto molto e che sorride volentieri quando finalmente si può sorridere. Ludi si definisce una ragazza responsabile e mentre lo dice tu la guardi e vorresti abbracciarla, perché percepisci una piccola parte del dolore che sta rivivendo quando pronuncia quelle parole. Responsabile per necessità e non per scelta, aggiunge. Le rispondo allora che mi sembra una gran bella qualità in una persona, cercando di accarezzarla almeno con le parole. Lei sorride.

Persone perbene come Ludi risvegliano facilmente il nostro senso di protezione, ma in fondo dopo quattro intesi giorni di chiacchierate sorprendentemente aperte, so che è lei ad essere quella forte. Ed accetto di rimanerne semplicemente affascinato.
Ludi..

Sull'autobus del ritorno

Il ritrovo quasi annuale degli amici erasmus è una di quelle tradizioni a cui non rinuncerei mai. È l'occasione per annunci importanti, resoconti di periodi poco felici e contatto con la quotidianità di persone con cui vorrei poter comunicare molto più spesso di quanto faccia.
È soprattutto un momento formidabile per osservare il tempo che passa e come ognuno di noi stia cambiando, portando avanti quel discorso iniziato tutti insieme ormai quasi sette anni fa. Qualcuno di questi spensierati compagni di giochi è diventato più noioso, qualcuno più calvo, qualcun altro invece rimane la solita splendida colonna che è sempre stato. Così passa il tempo, ne più ne meno che come ognuno di noi lascia che passi.

giovedì 12 marzo 2009

La mia favola

Ognuno ha la sua favola. Questa è la mia:

"C'era una volta, in un paese lontano dove il sole era sempre caldo ed il Natale si festeggiava d'estate, una città di persone precise. Gli abitanti di quella città erano tutti commercianti o banchieri e passavano la totalità del loro tempo indaffarati in questioni assai serie: soldi, commerci, affari.

Marzuq era apprendista in uno dei negozi di tappeti più importanti della città e si occupava di consegnare la merce ai clienti, dopo che questi avevano passato intere giornate a bere te e trattare il prezzo con il proprietario del negozio. Una volta che l'accordo veniva raggiunto, Marzuq arrotolava con cura il tappeto scelto, lo incartava abbondantemente e se lo caricava in spalla. Poi percorreva le strade della città per consegnarlo a casa del cliente.

A volte il proprietario del negozio decideva di portarlo con se nei suoi viaggi di affari, visitando i villaggi delle montagne dove si producevano i tappeti migliori. I due partivano dalla città a cavallo ed a volte stavano fuori per settimane. La dove si fermavano, venivano accolti con rispetto e deferenza dagli artigiani locali, che conoscevano il commerciante di tappeti per la sua precisione e competenza. Trattare con lui era duro, ma alla fine degli incontri, quando una stretta di mano suggellava l'accordo, tutti erano soddisfatti: sia le consegne che i pagamenti sarebbero stati puntuali e regolari. In questi momenti Marzuq amava il suo lavoro, ammirava il proprietario del negozio e sognava di diventare un giorno come lui.

Anche il proprietario era contento di lui e sempre più spesso lo lasciava assistere alle trattative con i clienti, seduto a suo fianco davanti al vassoio del te. Il ragazzo prometteva bene e se avesse continuato a imparare da lui come si conduceva una trattativa, un giorno sarebbe diventato un ottimo venditore. Avrebbe smesso di occuparsi delle consegne per dedicarsi ai clienti e poi un giorno, quando lui fosse diventato troppo vecchio per reggere il peso del negozio, Marzuq sarebbe stato il suo erede.
Tutti sapevano infatti che il proprietario del negozio non aveva figli e che per questo aveva scelto quel ragazzo dagli occhi intelligenti come suo allievo e successore. Così come predetto dal suo nome, Marzuq era stato fortunato a trovare quel lavoro. Nella città delle persone precise, commerciare tappeti era una professione nobile a cui tutti aspiravano e possedere addirittura un negozio proprio avrebbe reso Marzuq una persona potente e rispettata.

Ma c'era una cosa che nessuno sapeva e cioè che non era questo il futuro che Marzuq sognava. Si, commerciare tappeti era un'arte che lo affascinava ed era attratto dalla sfida di diventarne maestro, ma allo stesso tempo sapeva che non lo avrebbe reso felice. Lui amava scrivere, tradurre in parole le tante sfumature che osservava nella natura umana. La parte del lavoro che preferiva era infatti proprio quella che gli permetteva di stare in mezzo alla gente, mentre attraversava strade e piazze per fare le sue consegne. Oppure esplorare terre lontane e conoscere la gente di fuori città, osservare con attenzione tutto quello che lo circondava e stupirsi della diversità. Ma tutto questo, nella città delle persone precise, era considerata una frivola perdita di tempo.

Eppure Marzuq non riusciva a togliersi lo scrivere dalla testa e
da qualche tempo aveva anche preso l'abitudine di strappare piccole strisce dalla carta in cui avvolgeva i tappeti e cucirle insieme, per formare un piccolo quaderno, dove raccoglieva i suoi pensieri. Il fascino della natura, l'opera dell'uomo, ma soprattutto le persone, le persone che con i loro tanti aspetti non finivano mai di incuriosirlo.

Un giorno entrò nel negozio di tappeti un cliente nuovo... "

Ora non mi resta che trovargli il giusto finale ..

domenica 8 marzo 2009

A te..

"La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. E' un viaggio dello spirito attraverso la materia, e poiché è lo spirito che viaggia, è in esso che noi viviamo. Ci sono anime contemplative che hanno vissuto più intensamente, più largamente, più tumultuosamente di altre che hanno vissuto la vita esterna. Conta il risultato. Ciò che abbiamo sentito è ciò che abbiamo vissuto. Si torna stanchi da un sogno come da un lavoro reale. Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto."

F Pessoa

lunedì 2 marzo 2009

Oggi

Oggi è un giorno in cui ho parlato molto. Ho parlato di cose intime e mi sono vergognato, vergognato delle cose non pensate e non fatte. Di difetti che sento miei, un pò di me stesso in fondo. D'aspettare sempre che sia troppo tardi, di lasciar che sia.

Oggi mi sono vergognato e ne sono contento. Vorrei trovare, anzi, la ricetta magica perché accada più spesso.

E ringrazio le persone che, sapendolo o no, mi hanno permesso di tirar fuori il mio "io". Adesso sono esausto. E un pò incazzato.

domenica 1 marzo 2009

Attesa

Eccoti
Ti intravedo nella folla e
mi avvicino discreto.
Mi rendo conto che
da tanto tempo
ti stavo aspettando

Sei splendida,
ti muovi leggera,
attraversi la vita, libera.
Sorridi.
Proprio come mi ero immaginato
quando ti stavo aspettando

Io sono pronto.
Ho sofferto, ho cercato, ho sognato.
Ma adesso sono pronto,
a condividere quel sogno,
che coltivavo,
mentre ti stavo aspettando.

Non ti conoscevo allora,
ma ti stavo aspettando.

Avete mai provato..

.. a digitare su google - googlare, se mi passate il neologismo - quello che vi passa per testa in questo momento?
Oggi per esempio è la tipica "domenica uggiosa", che scopro esser buona per mettersi a cucinare biscotti oppure osservare la pioggia fuori dalla finestra. Trovo pure delle foto che rendono bene l'idea e qualcuno con cui condividere l'uggia..
In realtà, questo tempo sembra accordarsi perfettamente al mio stato d'animo. Il mal di gola - per cui ho già rinunciato a una cena, un concertino, una festa e un pranzo alla sagra dei tortelli - mi consiglia di stare chiuso in casa e sarebbe molto più difficile se splendesse il sole di ieri. Anche se a quanto pare, a New York, sarebbe comunque un problema resistere..