Ogni giorno tantissimi pensieri attraversano la nostra mente ma solo una piccola parte riusciamo a trattenerla .. questo blog vuole esser la mia rete per afferrarli, trattenerli e condividerli.
Continuando la mia storia d'amore con aeroporti, aerei e mezzi di trasporto in generale, stasera sono sbarcato a Cincinnati. Sono qui per un corso di tre giorni che si prospetta interessante ma la curiosità è soprattutto per la città in cui sarei dovuto venire, prima che una tempesta aziendale d’alta quota mi scaraventasse verso il Texas.
C’avrò guadagnato? C’avrò perso? Mah .. como spesso accade, i commenti di chi c’è stato sono stati equamente divisi fra positivi e negativi, annullandosi a vicenda. Il che mi lascia la piacevole liberta di farmi la mia idea senza pregiudizi.
Vediamo .. intanto stasera è andato in scena il seguente esaltante programma: arrivo all'aeroporto internazionale di Cincinnati, macchina a noleggio ed autostrada fino all'Hilton del caso. Come dire che potrei essere in una qualsiasi altra città del mondo e non mi accorgerei della differenza. Domani speriamo di migliorare.
Scena uno: classico sabato mattina in Texas, caldo torrido fuori dalla finestra ed i drinks di ieri sera che ti rimbombano nella testa. Libri e computer sul tavolo di salotto, la televisione si ostina a mostrare immagini a ripetizione, nonostante tu l'abbia condannata al silenzio con la potenza del telecomando.
Scena due: navighi su internet un pò a caso, avevi qualcosa di serio da fare ma al momento non ti ricordi esattamente cos'era
La filosofia serve a vivere meglio. Se il primo ministro del tuo paese si fa approvare una legge che gli garantisce l'impunità, un pò di filosofia serve a vivere meglio.. se il campione della tua squadra del cuore decide che vuole guadagnare almeno il doppio e quindi se ne va in un'altra squadra, un pò di filosofia serve a vivere meglio.. se ti devi muovere in aereo, un pò di filosofia serve sicuramente ma potrebbe non bastare. Ci vuole anche una bella dose di fortuna ..
Ebbene si, nonostante slogan accattivanti e manifesti coloratissimi, viaggiare in aereo conserva il sapore della sfida ed una parte dell'incertezza dei primi tempi.
Questa è la storia di oggi.
Un ragazzo che conosco, diciamo che si chiama Daniele, deve spostarsi da una città A ad una città B, passando per la città C. Alle 5:30 della mattina si presenta in aeroporto per fare il check in con una nota ed efficientissima compagnia aerea tedesca, ma scopre che il suo volo è stato cancellato causa sciopero. L'efficiente compagnia lo ricolloca su un altro aereo, dalla città A alla città D, da cui poi prendere una coincidenza per la città E e quindi un terzo volo, con un'altra compagnia, per l'agognata città B.
Il gioco riesce e procede senza intoppi fino al punto E, dove Daniele non riesce ad imbarcarsi sull'aereo per la città B, perchè l'aereo precedente arriva troppo tardi (e gli addetti alla sicurezza sono troppo zelanti). Poi scopre che l'aereo era pure fully booked, e quindi non ci sarebbe salito lo stesso. Per fortuna gli viene detto che c'è un altro aereo dopo sole 4 ore, cioè dopo 19 ore da quando si era presentato speranzoso al primo aeroporto, aereo che - piccolo dettaglio - è strapieno ed ha pure 12 persone in overbooking: ecco l'emozione della lista di attesa. Con un pò di fortuna.. Visto che 4 ore sono lunghe Daniele decide di passarne 2 fra i vari customer service center, facendo "amicizia" con hostess e capitani delle due linee aeree (che intanto giocano a scaricabarile).
Alla fine strappa la promessa di un posto sull'aereo delle 17.20 che intanto, per somma di sfortune, subisce un ritardo di 3 ore, causa maltempo da qualche parte nel mondo e l'aereo.
Alla fine l'aereo parte in perfetto orario sul ritardo. Arrivo a destinazione: 22:30 ora locale, cioè 24 ore esatte dall'arrivo al primo aeroporto.. più che ad ogni altra cosa, un pò di filosofia serve a viaggiare senza avere una crisi nervosa..
Stamani pensavo alle piccole cose che ti sorprendi a fare e che fanno capire che ti stai abituando alla vita nel paese degli hamburgers. E me ne sono venute in mente diverse..
1 - Pagare con carta di credito qualsiasi acquisto, anche di pochi dollari 2 - Stupirsi quando un negozio non accetta carta di credito 3 - Associare Starbucks al concetto "oggi mi va un buon caffè" 4 - Accendere l'auto prima di salire, per far partire l'aria condizionata (questa mi ricorda un post di nonsisamai) 5 - Cercare su GoogleMap/Mapquest ogni posto un cui devi andare 6 - Restituire un oggetto che hai appena comprato, semplicemente perchè non ti piace più 7 - Portarsi a casa il cibo avanzato al ristorante, anche quando dubiti seriamente che lo mangerai 8 - Chiamare iPod ogni lettore mp3
dopo una settimana in Italia, dopo aver ricevuto due piacevolissime visite, dopo un weekend a New York, dopo un 4 di Luglio, dopo un viaggio di lavoro nel Texas di frontiera, ecco finalmente una bellissima serata a casa da solo, una di quelle di cui si sente veramente il bisogno. Bisogno di musica, libri e computer. E tranquillità. Unico programma, non avere programmi. Se non godermi la buona compagnia. Manca solo il venticello delle sere d'estate, ma per quello c'è l'aria condizionata (niente è perfetto).
E alle dieci Larry King intervista Obama. Hey man, sounds like a plan!
Le città di frontiera hanno un qualcosa che le accomuna, un viaggiatore distratto potrebbe perfino pensare che in fondo siano tutte simili fra loro.
Ogni persona che incontri sembra essere lì di passaggio, anche se non lì per caso. I negozi, gli alberghi, i bar offrono ristoro ad una clientela sfuggente, persone che sono in città col preciso scopo - o forse l'aspirazione, o forse solo il sogno - di passare la frontiera. C'è un senso di precarietà per le strade. La vita è segnata da una presenza invisibile e costante, quella linea invisibile, sia sotto forma di muro, di fiume o di semplice rete.
Ma c'è una frontiera che più di altre ha un significato simbolico, di divisione fra mondi, fra la promessa della felicità e lo spettro della povertà: sono i 3140 km che separano il Messico dal suo ingombrante vicino statunitense.
Dalla finestra dell'albergo, a Laredo, Texas, sulla sponda sicura della vita, spio i mulinelli sulla superficie del Rio Bravo e conto le piccole macchie nere che punteggiano la sue rive melmose. Sono i pneumatici di camion a cui si aggrappano - guidati da un esperto, un trafficante di uomini, un coyote - quelli che tentano di oltrepassare la frontiera fluviale che li separa da un futuro immaginato migliore. Di fronte c'è il Messico. [..] Li ho visti fuggire, per ricomparire poco dopo e provarci di nuovo, perchè entrare negli Stati Uniti rappresenta per molti la loro unica ragione di vita. Quelli che superano il filtro e riescono a raggiungere questa frontiera - ce ne sono altre ancor più battute, come quella di Tijuana - adesso sono lì, che sguazzano aggrappati ad una camera d'aria, o aspettano l'opportunità di farlo, nascosti tra i cespugli, con lo sguardo puntato da questa parte. Mi chiedo cosa vedano. Il paradiso è questa sponda opposta, una teoria di edifici asettici e vetrine opulente. Ci sono grattacieli, fast food e chiese protestanti, con le loro guglie candide che si confondono tra loro verso il tramonto. Non c'è l'odore di tacos né di enchilada, l'aria non sa di piccante o di cipolla e, alle otto, tutti sono già andati a letto, eccetto quelli che attraversano la frontiera in senso inverso, per approfittare, nelle bische di Nuevo Laredo, in Messico, di tutto ciò che i costumi di queste parti non vedono di buon occhio.
Laredo, come l'ho vista io oggi, percorrendo le strade deserte insieme a heymanwassup, appariva più o meno così:
Ma la calma aria estiva non mascherava completamente la sensazione di urgenza di chi, dall'altra parte del fiume, aspettava l'occasione buona per attraversare la frontiera.
Questo post di Simo mi ci aveva fatto riflettere qualche giorno fa .. poi stamani, cercando informazioni sui fuochi artificiali per le celebrazioni del 4 Luglio, ho trovato questa foto illuminante:
Ebbene si, la celebrazione ufficiale per il giorno dell'indipendenza della nazione prende il nome di:
"Para no luchar habrá siempre sobrados pretextos en todas las épocas y en todas las circunstancias, pero será el único camino de no obtener jamás la libertad." Fidel Castro