La prima volta che vedo l'autobus verde, che tanto familiare mi diventerà nel corso di questi tre giorni, sto camminando a passo veloce lungo i marciapiedi di San Francisco, due zaini in spalla, preoccupato dall'idea di essere in ritardo e trovare trentacinque persone che aspettano proprio me.
Poi arrivo all'appuntamento e non succede niente. Ognuno come preso da una differente attività, nessuno sembra avere fretta.
La prima sera il programma è il seguente: un'ora di viaggio fino alla prima stazione di servizio, rifornimento di birra, altre due ore di viaggio. Altro rifornimento, stavolta di carburante, e via verso il parco, con la promessa di una spettacolare alba sulla valle. Dormire? In autobus, appositamente trasformato in camper con un abile ruotare di cuscini ("the miracle", lo chiamano gli autisti).
La notte trascorre veloce, come del resto tutto il viaggio. Sarà per le piccole quotidiane attività da svolgere in gruppo (preparare i pasti, lavare i piatti, .. ), insomma sarà per la vita di comunità che riempie ogni momento. E poi trekking, nuotate nei laghi, falò&chitarre, notti sotto le stelle..
Il gruppo è eterogeneo, ci sono due diciassettenni francesi nella fase rockettara ma anche una famiglia americana atipica, di quelle che pensi che da grande vorresti essere proprio così (rispetto, libertà, semplicità nei rapporti umani ed una luce di intelligenza negli occhi). Qualche spirito libero - un ingegnere che ha appena mollato il lavoro e s'è preso una pausa di riflessione - qualcuno che vuole sembrarlo. E via così ..
Ci vuole un pò di tempo per affiatarsi con questi estranei così intimi, ma il tempo è compatto ed alla fine, quando ognuno riprenderà la propria strada, sicuramente dispiacerà salutarsi. Si creano rapporti semplici ed immediati, come quando non ci sente giudicati.
La mattina dell'ultimo giorno, quando torniamo a San Francisco, 7 di mattina, facce assonate, sembra incredibile che sia finita, che non ci sia un'ennesima colazione insieme, un altro viaggio in bus ed un appuntamento per il pranzo. Invece poco a poco torniamo alla realtà, per lo meno quella del viaggio.
Il telefono funziona, dopo giorni di isolamento in valle, all'Apple Store c'è una wireless da cui collegarsi a internet, palazzi intorno. Cerco la stazione della metro. La gente che mi circonda vive vite urbane e si preoccupa per un ritardo o una macchia sulla camicia. Soprattutto fa effetto non vedere più quelle facce estranee ma ormai così familiari..
Tre giorni di ritorno alle origini, fatti di diversità, confronto e scoperte. Semplicità.
Il telefono funziona, dopo giorni di isolamento in valle, all'Apple Store c'è una wireless da cui collegarsi a internet, palazzi intorno. Cerco la stazione della metro. La gente che mi circonda vive vite urbane e si preoccupa per un ritardo o una macchia sulla camicia. Soprattutto fa effetto non vedere più quelle facce estranee ma ormai così familiari..
Tre giorni di ritorno alle origini, fatti di diversità, confronto e scoperte. Semplicità.
4 commenti:
Bello questo tipo di tour...
Racconta di più, dai!
---Alex
.. bello davvero.. sopratutto a volte è incredibile quanto possano le " persone estranee" riportare fuori aspetti di te dimenticati da qualche parte durante il cammino.. magari lo chiamano " the miracle" per qualche motivo!
@Alex, non è facile descriverlo senza diventare banali.. aggiungo il link al sito della Green Tortoise, così ognuno si può fare la sua idea..
@Frank, probabilmente the miracle ha l'effetto di trasformare tanto il bus quanto le persone..
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