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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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lunedì 18 agosto 2008

San Francisco, atto I

Mi alzo ad un'ora che sembra uno scherzo e mi metto in cammino per l'aeroporto, scorrendo veloce lungo le strade notturne, incrociando ora gente che parte, ora gente che torna a casa. Mi viene in mente la canzone di Jovanotti e mi sembra un bel modo di iniziare il viaggio.

La città mi rivela la sua intimità notturna. L'aria e' quasi fresca, la notte a Houston e' l'altra meta della storia, quella che pochi conoscono. Anche il grande aeroporto internazionale sonnecchia, ma efficientemente.

L'aereo per Phoenix e' di quelli piccoli, dove la gente sembra conoscersi per nome. Finisco accanto ad un russo un po' in ritardo sulle tendenze in fatto di abbigliamento. Sfidando il tempo che passa, lui sfoggia una camicia hawaiana anni ottanta. Appena dopo il decollo le luci si abbassano e l'areo sprofonda nel sonno.

Arrivo a Phoenix che sono di nuovo le sei del mattino e sono circondato da persone diverse ma con le stesse facce assonnate. Scherzi di un paese con troppi fusorari.

Viaggiando da soli ci dobbiamo sforzare di essere piu' recettivi ed aperti; si aprono i sensi e si percepisce in maniera molto più profonda l'ambiente che ci circonda. Si incontra molta più gente anche. Si viaggia, fra la gente. Sono le persone le vere scoperte.

Appena in aeroporto noto una ragazza che volava sul mio stesso volo, anche lei in viaggio da sola e con uno zaino da viaggio del mio stesso colore. Ti riconosci subito, viaggiatori in mezzo alla gente, e la simpatia scatta spontanea. Scambiamo racconti, impressioni e programmi di viaggio.

Poco più tardi incrocio anche con una coppia di italiani. Ci troviamo a condividere il dramma di comprare i biglietti della metro, qualche parola e poi li vedo scomparire all'orizzonte con i loro tre valigioni verdi fosforescenti, che ovviamente porta solo lui, mentre a lei tocca una borsetta..

San Francisco mi accoglie con la nebbia, un bel freschino da Novembre fiorentino ed una valanga di italiani per le strade.

Mi colpiscono ancora le persone, in questa prima tappa di un viaggio che ormai sembra essere sopratutto umano.

Dopo poco, vicino ad Union Square, incontro due ragazzi di Firenze che conosco (tanto incredibile da sembrare normale). E poi al mercato dei prodotti agricoli Jorge, che mi avvicina mentre faccio foto alla sua bancarella e mi chiede di mandargli le foto. Mi ha scambiato per un fotografo professionista e la cosa mi lusinga, ovviamente.

Per cena scelgo il ristorante tailandese "vicino casa". La cucina thai mi piace e porta con se bei ricordi, ci dovrei andare più spesso.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo sai che non mi sorprende affatto che tu abbia incontrato due di Firenze che conoscevi già?

A me è capitato almeno un paio di volte: la prima volta ho incontrato una ex-collega (che non vedevo da 5 anni) nel salone della Grand Central di NYC, la seconda volta una coppia di amici a Londra mentre passeggiavo per St James park (da notare che questi amici abitano a tre isolati di distanza da me e non ci incontriamo mai!

Enjoy SF!

---Alex

Nat ha detto...

Non ho capito! Sono solo io che non incontro nessuno di conosciuto??

Daniele ha detto...

mah, non e' che sia proprio il massimo della vita.. A me toglie un po' di poesia..

Anonimo ha detto...

... concordo..il fascino dell'ignoto non passa mai di moda.. dai dany che sono curiosa di conoscere il resto della storia ;-) .. viaggia, viaggia..

Anonimo ha detto...

A me invece fa' l'effetto contrario: incontrare una persona conosciuta lontano, lontanissimo da dove dovrebbe essere più "logico" incontrarsi, mi restituisce il concetto di "mondo piccolo", mi fa' sentire "di casa" anche se sono agli antipodi ed in un posto completamente sconosciuto.

Una sensazione che dovrebbero provare quei biechi individui che vanno cianciando di xenofobia, di guerre; quelli che fanno spalluccce perchè "tanto non succede a casa mia" (sul Darfur, per esempio) e via discorrendo.

Siamo tutti uguali, sulla stessa piccola barca. Vediamo di darci una mano a vicenda, eh?

---Alex

Daniele ha detto...

@Alex, hai ragione, una faccia nota fa subito "casa".. pero' il Darfur non mi sarebbe proprio venuto in mente ;)