Se partire è un pò morire, allora tornare è un pò rinascere ..
Quando durante durante la nostra personale esplorazione del mondo, ci capita di tornare in un luogo dove siamo già stati, come due vecchi amici che si ritrovano, iniziamo una conversazione senza parole che ci conduce attraverso le diverse fasi dell'incontro: sorpresa, allegria, ritrovata intimità e infine quella serenità interna che scaturisce dalle certezze confermate.
Come la certezza che il ponte Dom Luis I è sempre là, austero ed elegante trait d'union fra la città di Oporto ed il suo Duoro ed al tempo stesso sentinella vigile su tutto quanto da monte naviga verso l'oceano...
Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina
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venerdì 23 novembre 2007
Dom Luis I
martedì 13 novembre 2007
Livro do Desassossego por Bernardo Soares
Il mio libro preferito è anche l'unico libro che non ho mai finito di leggere.
Da quando l'ho aperto per la prima volta, non smetto di sfogliarlo e leggerne alcuni passi, sicuro che ne troverò uno che rispecchi il mio stato d'animo momentaneo. Chissà, forse perchè è facile immedesimarsi in Bernardo Soares, mentre dalla finestra di Rua dos Douradores osserva attentamente la vita scorrere ma ne rimane estraneo spettatore... ad un certo punto dice:
Da quando le ultime piogge hanno lasciato il cielo e si sono fermate in terra - cielo pulito, terra umida e tersa - la chiarità della vita che insieme all'azzurro è salita in alto, ha gioito in basso, ha lasciato un suo cielo nell'anima, una sua freschezza nel cuore.
Siamo, anche se non lo vogliamo, schiavi del momento, dei suoi colori e delle sue forme, sudditi del cielo e della terra. Perfino colui che più si rintana in se stesso, disdegnando ciò che lo circonda, non si rintana nello stesso modo quando piove o quando il cielo è sereno. Oscure mutazioni, forse avvertite solo nell'intimo dei sentimenti astratti, si verificano perchè piove o perchè ha smesso di piovere, si avvertono senza che le avvertiamo, perchè senza sentirlo abbiamo sentito il tempo.
Non so bene perchè non riesca a leggerlo come un libro normale - dall'inizio alla fine - ma penso che in fondo se il Livro do Desassossego è anche il libro che Fernando Pessoa non ha mai finito di scrivere un motivo ci sarà ...
domenica 11 novembre 2007
Diari
Con i diari ho sempre avuto un rapporto altalenante, per questo nella mia vita ne ho cominciati tanti senza mai finirne alcuno. Un pò di mesi, un pò di pagine e dopo tanta carta bianca e non più una data. L'idea di lasciare una traccia concreta di un qualcosa di tanto etereo come una sensazione mi affascina, lo ha sempre fatto, ma mi costa tradurlo in azione e farlo con la continuità necessaria ad un diario. Eppure soffro della volubilità delle mie sensazioni, mi angoscia sapere che sto disperdendo un patrimonio di riflessioni, elaborate nei momenti più inaspettati e nelle situazioni più improbabili. Per questa mancanza biasimo la mia pigrizia, come fosse qualcosa a me estraneo, o come se criticandola potessi distaccarmene, disconoscerne la paternità. A volte credo che sia perché sono più attratto dal futuro che dal passato e un diario, in fondo, è un monumento al passato. Ci sono però giorni, come oggi, in cui un'inspiegabile curiosità mi porta a riprendere in mano quegli abbozzi di diari, quei simboli dei miei tentativi di afferrare sensazioni e riflessioni.
Alcuni anni fa scrivevo: "Ci sono molte cose che non vanno, questo è il punto. Sarebbe meglio risolverle, invece continuo ad aggirarle, stancamente, e non si sblocca niente. Per primo, dovrei rimettere a posto il passato per rendere il presente più chiaro, ma con il futuro così incerto è difficile dire "passato" e definirlo, passo necessario per rimetterlo a posto. Partirei allora dal futuro per capire il presente, dargli una direzione, ma questo non dipende solo da me e ciò mi fa soffrire, tanto da farmi fischiettare e dimenticarmi di prenderlo in considerazione".
Un'altra pagina raccoglie le sensazioni dopo un pomeriggio passato nel campo nomadi, facendo volontariato con i bambini rom. Ci ritrovo i nomi dei bambini, che da tanto tempo cercavo di ricordare senza riuscirvi: Arsim, Alì, Tefik, Rabje, Fatima, Albert. E' una specie di diario di bordo, in stile marinaresco; cosa facevamo, chi vedevamo, come andavano le cose. Mi sorprende che fra le pagine ci sia una tale differenza di stile, ma tant'è, anche questo fa parte dei miei tentativi.
Tornando ancora un pò indietro leggo: "La vacanza è finita e mi chiedo dove voglia andare ora il mio spirito festoso, se si accontenterà di rimanere in me, aiutandomi ad essere un poco più gioioso o se, infingardo approfittatore, solitario spirito, troverà nuova pace altrove".
Sono emozionato, lo ammetto, e per questo mi sono fatto prendere la mano. Chissà però che nel passato non ci siano le risposte per il futuro; in fondo alcune delle riflessioni che ho letto non sono così distanti dai sentimenti di oggi. In fondo per certe cose non sono cambiato molto. Forse dovrei riprovarci, mi dico, fare un ennesimo tentativo di diario ...
sabato 10 novembre 2007
Due parole a mo' di introduzione ..
Per la nostra generazione il primo vero spartiacque fu il cellulare: la scatoletta antennuta marcava un dentro ed un fuori, un con ed un contro, senza terza via. Alcuni all'inizio provarono a rifiutarsi di averlo, ma poco a poco è finito per entrare sottilmente nella vita di tutti noi ..
Poi fu l'Ipod, con le sue sfumature sociali. Chi ce l'ha, perchè lo comprò quando ancora era originalmente sovversivo, chi non ce l'avrà mai - perchè oramai è conformista .. chi si, chi no ..
Adesso il blog .. come di consueto arrivo un pò tardi, ma alla fine ho pensato "perchè no?" ...