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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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martedì 30 settembre 2008

Una storia

Si era immaginato che svuotare quella stanza dopo tre anni sarebbe stato doloroso, ma non pensava che sarebbe arrivato a tanto. O forse il dolore gli sembrava sopportabile quando se lo prefigurava, ma si rivelò molto più acuto quando lo sentì farsi largo nello stomaco. Oppure, semplicemente, non era poi così forte come pensava di essere, e quel pomeriggio fu un altro soffertissimo passo verso la scoperta dei suoi limiti, un altro momento di crescita, un’altra dura lezione per il futuro, se si fosse dimostrato capace di elaborarlo senza provare a cancellarlo.

La cosa più dolorosa fu la vista delle cose di lei ed i ricordi che suscitavano. Non tanto - e questo fu un indizio importante per una riflessione che però non riuscì a completare - per i momenti felici passati insieme, che indubbiamente erano stati tanti, quanto piuttosto per l'idea delle speranze e delle illusioni che lei poteva aver cullato iniziando quest'avventura insieme; per la sensazione, improvvisamente così reale, dei suoi sforzi e dei suoi sacrifici, la cui intensità gli suggeriva la grandezza del fallimento. Un fallimento di cui lui era, o almeno in quel pomeriggio si sentiva di essere, fortemente responsabile. Sapeva, infatti, che gli sforzi ed i sacrifici c’erano stati da entrambe le parti, era razionalmente consapevole di ciò, eppure lo opprimeva la sensazione di responsabilità.
Davanti alle pareti ormai sguarnite della stanza, si immaginava fin nei dettagli le emozioni che lei aveva provato andandosene da quella casa, concretizzandole, materializzandole e ingigantendole, creando un dramma che probabilmente non era stato tanto intenso nemmeno per lei. O almeno così sperava. Si domandava, infine esausto, se dietro tutti questi pensieri si nascondesse la sua voglia di tornare da lei e dirle che aveva sbagliato o se, al contrario, era proprio questa sensazione di colpevolezza, questa tendenza all'auto accusa, una delle ragioni che avevano portato a questa situazione, spingendolo in passato a fare cose che, pur non volendo, si sentiva obbligato a fare.

Stava seduto sulla poltrona sotto la finestra, coperta frettolosamente da un vecchio lenzuolo pieno di nuvole, in una camera ormai semivuota, e si faceva queste domande, cercando di far passare il nodo che gli si era stretto intorno allo stomaco alla vista di tutti quegli oggetti. Che tristezza – pensava - la fine di una convivenza; che dolore riporre il passato comune nelle scatole di cartone ed allo stesso tempo riviverlo. Era una di quelle esperienze che non bisognerebbe vivere mai - pensava - ma era, in fondo, il riconoscimento dell'importanza della scelta di iniziare, che magari nella quotidianità dell'atto era passata sottotraccia.

Quel maledetto pomeriggio sentiva tutto il peso di chiudere una fase della vita non per andare avanti, come sarebbe stato naturale, ma per tornare indietro. Sentiva la fragilità della natura umana davanti al dolore, davanti alla realtà. Sentiva, quel maledetto pomeriggio, la chiara sensazione di essersi in fondo sbagliati. Lui questo passaggio se l’era perso, assorbito nei suoi progetti e concentrato su altri problemi, ma adesso lo viveva prepotentemente e si chiedeva se anche lei lo avesse vissuto, quando e come...

domenica 21 settembre 2008

Reinventarsi

Torno a scrivere dopo un pò di giorni passati fondamentalmente a lottare contro le inquietudini del ritorno. Strano effetto doversi reinventare, anche se dopo soli sei mesi.

Da una parte ritrovo gli animali del mio personale zoo, questi giovani adulti alle prese con un paese in cui diventare grandi non significa guadagnare stabilità. Finita l'università, fatti i dottorati del caso ma senza la prospettiva di un lavoro fisso e con i prezzi delle case alle stelle, ognuno continua a inseguire la propria chimera e tutto è precario. Che differenza con gli States..

Dall'altra tutto è così lento, così uguale a prima. Firenze è una città in cui da conservatori del proprio patrimonio artistico e della propria storia, i cittadini sono diventati conservatori e basta. Nulla si crea, nulla si distrugge ma nulla si trasforma. Ed io che devo fare ? - mi ripeto spesso. Per ora persisto, come un gregario in salita, ma a volte mi piacerebbe essere più impulsivo..

venerdì 12 settembre 2008

Letture consigliate

Sul blog di Metello ho trovato questo dettagliatissimo post sul (nostro) viaggio al Grand Canyon. E poi per chi ha ancora voglia di leggere anche quest'altro.. aggiungo due foto, mescolo il tutto ed il gioco è fatto ..

giovedì 11 settembre 2008

Houston da Firenze

Houston da Firenze si vede così, come le ultime tre foto che ho scattato..


Volevo

Volevo scrivere uno di quei bei post che si scrivono alla fine di un'esperienza intensa

Volevo fare la lista di quello che mi mancherà di questo paese

Volevo tirare le somme

Volevo parlare di quanto mi sento cresciuto

Volevo ricordare i momenti belli e quelli brutti

Volevo raccontare tutte le differenze culturali che si scoprono vivendo sei mesi negli Stati Uniti

Volevo, e forse voglio ancora, ma all’improvviso mi sento incapace di librarmi al di sopra delle emozioni del momento e scrivere. Proprio non ce la faccio. E se un giorno mi dispiacerò di non aver scritto quel post, mi consolerà pensare a tutto quello che volevo fare ...

giovedì 4 settembre 2008

Mercoledì 10 Settembre, 12:50 ..

.. sarò di nuovo in Italia, questa volta per restarci (almeno un pò). Meno di una settimana ormai e saluterò la città dei cowboys. Punto. Fa un pò effetto ...

mercoledì 3 settembre 2008

Riflessioni varie

Il canyon col maltempo è una merda. Evitate se potete.

Viaggiare costa, costa senz'altro più che stare a casa in salotto. Ma si può anche viaggiare spendendo poco, se è lo spirito del viaggio che ci interessa e non le comodità. In questi tre giorni abbiamo dormito con una media di13$ a testa notte. Ed il viaggio non è stato per questo peggiore (anzi).

A proposito di comodità, è facile farsi prendere la mano, ma le cose veramente necessarie sono molto poche. Lavarsi i denti nel bagno del visitor center si può..

Al ritorno siamo atterrati poco prima che arrivasse Gustav. Giusto un'ora, c'han detto in aereo. Le nuvole in lontananza erano scure come le facce delle persone a bordo. Negli ultimi trenta minuti di volo c'era un gran silenzio a bordo. Nessuno credeva fino in fondo alla storia del "giusto un'ora prima". Ed invece solo qualche scossone durante la discesa, ma gli ultimi kilometri il cielo era sgombro. A Houston però aveva piovuto.

Il batter d'ali dei falchi che ci sorvolano

Il silenzio del canyon, appena si scendono i primi cinquanta metri e spariscono i turisti, è impressionante: ci sediamo ad ascoltare il batter d'ali dei falchi che ci sorvolano. La grandezza della natura rispetto alla realtà degli uomini.