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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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lunedì 27 ottobre 2008

Tanti Auguri

Avevo già citato Marlo Morgan ed il suo "E venne chiamata due cuori" in un vecchio post ed oggi questo passaggio mi ritorna prepotentemente in mente.

"Durante il viaggio ci capitò due volte di onorare con una festa il talento di qualcuno. Non c'è membro della tribù che non venga ritenuto degno di una speciale celebrazione, che però non ha nulla a che fare con l'età e il compleanno. E' semplicemente un riconoscimento della sua unicità e del suo contributo alla vita. Essi credono che il trascorrere del tempo abbia lo scopo di permettere alle persone di diventare migliori e più sagge, e di esprimere con efficacia sempre maggiore il suo essere. Così, se ora sei una persona migliore di quanto non fossi l'anno scorso, puoi annunciarlo ai tuoi compagni, e loro celebreranno i tuoi progressi. "

E' arrivato il mio momento di annunciare e celebrare.
Ho riconosciuto, attraverso un processo non breve e sicuramente doloroso, di aver vissuto un'epoca chiave della mia vita; ho capito che questi mesi negli States mi hanno cambiato. E la persona che è partita non è la stessa che è tornata. Un nuovo Daniele, più consapevole, meno individualista.

Oggi, 26 Ottobre, secondo la Vera Gente di Marlo Morgan è un giorno degno di festeggiare un compleanno...

venerdì 24 ottobre 2008

L'appartenenza

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé.

Uomini
uomini del mio passato
che avete la misura del dovere
e il senso collettivo dell'amore
io non pretendo di sembrarvi amico
mi piace immaginare
la forza di un culto così antico
e questa strada non sarebbe disperata
se in ogni uomo ci fosse un po' della mia vita
ma piano piano il mio destino
é andare sempre più verso me stesso
e non trovar nessuno.

L'appartenenza
non è lo sforzo di un civile stare insieme
non è il conforto di un normale voler bene
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è assai di più della salvezza personale
è la speranza di ogni uomo che sta male
e non gli basta esser civile.
E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
che in sé travolge ogni egoismo personale
con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa.

Uomini
uomini del mio presente
non mi consola l'abitudine
a questa mia forzata solitudine
io non pretendo il mondo intero
vorrei soltanto un luogo un posto più sincero
dove magari un giorno molto presto
io finalmente possa dire questo è il mio posto
dove rinasca non so come e quando
il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo.

L'appartenenza
non è un insieme casuale di persone
non è il consenso a un'apparente aggregazione
l'appartenenza
è avere gli altri dentro di sé.

L'appartenenza
è un'esigenza che si avverte a poco a poco
si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo
è quella forza che prepara al grande salto decisivo
che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti
in cui ti senti ancora vivo.

Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi.

Giorgio Gaber


mercoledì 22 ottobre 2008

L'attesa

Le storie importanti non finiscono di colpo, si meritano sempre un ultimo tentativo, poi un altro ed un altro ed un altro, fino a che un giorno non capiamo che è arrivato il momento e lasciamo perdere. Ma fino ad allora la lotta ti fa sentir vivo e poi ti lascia una grande serenità addosso.

Ieri sera è stata la volta di un mio ultimo tentativo, un altro, dopo il quale mi guardava perplessa e mille cose le scorrevano in viso e poi mi ha detto "ne riparliamo domani, va bene?". Certo che va bene ... e adesso sono qui aspettando una telefonata, senza dubbio una delle telefonate più strane della mia vita, e sono agitato e curioso, ma in fondo sereno per aver capito cosa volevo ed aver voluto quelle che ho fatto, questo altro ultimo tentativo.

Sarà vero che, come dicono, nell'attesa della morte rivediamo un collage della nostra vita? Forse.. sicuramente in questa mia attesa tanti momenti sono passati a farmi compagnia...

domenica 19 ottobre 2008

Oggi

Oggi il buonumore è arrivato all'improvviso, inatteso, ed a me è tornata la voglia di fare ordine. Ho rimesso le foto di Valencia ed ho trovato queste:

Poi ho iniziato a rimettere a posto la stanza, dopo settimane dal ritorno, e nell'armadio ho trovato questa poesia

Sabrás que no te amo y que te amo
puesto que de dos modos es la vida,
la palabra es un ala del silencio,
el fuego tiene una mitad de frío.
Yo te amo para comenzar a amarte,
para recomenzar el infinito
y para no dejar de amarte nunca:
por eso no te amo todavía.
Te amo y no te amo como si tuviera
en mis manos las llaves de la dicha
y un incierto destino desdichado.
Mi amor tiene dos vidas para armarte.
Por eso te amo cuando no te amo
y por eso te amo cuando te amo.

Pablo Neruda

Una giornata fortunata.. e non è ancora finita..

sabato 18 ottobre 2008

Jack

Senza riuscire a trovare le parole dentro di me, mi appello alle mie muse:

"... Lucille would never understand me because I like too many things and get all confused and hung-up running from one falling star to another until I drop. This is the night, what it does to you. I had nothing to offer anybody except my own confusion"

Jack Kerouac, On the road

Quando...

Domani sveglia presto per salvare il mondo, ma nonostante il sonno e la promessa di sonno, ecco una colonna sonora appropriata:

martedì 14 ottobre 2008

Scoperte

In questi giorni di sofferenza e confusione scrivo meno di quanto facevo prima, anche se so che dovrebbe essere il contrario. E’ paura di mettere giù i pensieri, è un’esasperata ricerca di chiarezza come premessa per la scrittura, invece che attraverso di essa.
Di cose per la testa invece ne ho tante: esplorando le mi debolezze, ho scoperto dettagli di me che non conoscevo. Ho percorso il mio Io lungamente, fino a trovarne i limiti. Adesso mi sento più forte o forse solo più reale.

Libertà

Qualcuno ha detto che per essere veramente liberi dobbiamo iniziare a liberarci dei nostri propri bisogni, delle paure e dei pregiudizi ...

martedì 7 ottobre 2008

Mappe

Stava lì a fissare la grande mappa del mondo che qualche anno prima aveva appeso al muro, proprio davanti al letto. Aveva scoperto di avere una curiosa passione per le mappe, un'istintiva simpatia per la geografia, tanto da essere capace di passare ore intere osservando i confini degli stati, l’intrecciarsi dei fiumi o i nomi delle capitali. Potersi svegliare la mattina e trovarsi davanti il mondo intero che lo guardava gli era sembrata una piccola conquista, anche se poco dopo averla raggiunta aveva lasciato quella casa e non aveva mai potuto goderne a pieno.

Quella sera stava cercando un angolino da esplorare, un rifugio dove ripararsi nelle prossime vacanze: pianificava di realizzare l’agognato viaggio in solitaria zaino-in-spalla che non aveva mai avuto il coraggio di intraprendere. Da quando si erano lasciati si sentiva quasi obbligato a realizzare i propri sogni nel cassetto. Alla fine - si diceva- l'aveva persa per questo, per volere inseguire le proprie chimere, perché pensava di sentire che questa era la sua strada e che provare a percorrerla fosse una tappa fondamentale della sua personale ricerca della felicità. Ora che lei non era altro che un dolce dolore, era il momento di lanciarsi, provare a saltare sempre più in alto per capire finalmente a che altezza mettere la propria asticella. Questa era una delle cose che, a caro prezzo, aveva imparato in quest'ultimo periodo in cui sentiva di esser cresciuto così tanto e così velocemente. Lo considerava l'ultimo dono che lei gli aveva fatto, forse il più importante, senza dubbio il più doloroso. Ci aveva riflettuto a lungo e ne era convinto, così come pensava di aver capito l'importanza di quella storia che era appena finita, ora come non mai, ora che era troppo tardi.
Grazie a questa sensazione di consapevolezza si sentiva sereno nella tempesta, perché sapeva essere una tempesta necessaria ed in fondo giusta, come lo sono tutte le esperienze naturalmente umane. Lei gli appariva così importante che la felicità di averla avuta quasi superava il dolore di averla persa. Era una sensazione strana, che non riusciva a spiegare e di cui probabilmente non avrebbe parlato con nessuno. Si sentiva strano in quel periodo. Poi rivolse di nuovo lo sguardo alla mappa e capì che era pronto a partire.

Quei vecchi indirizzi email che stan li a prendere polvere ..


Sottotitolo: un virus informatico può avere insospettati effetti collaterali.

L'altro giorno la mia casella di hotmail s'è presa un virus, un raffreddore informatico, ed ha iniziato a inviare email a proposito di una fantomatica società di import-export con la Cina in cui io lavorerei. Anche se la uso poco, conservo gelosamente quella casella dal 1999, e col tempo vi si sono stratificati tutti i periodi geologici della mia vita: i tempi dell'università, quelli dell'erasmus, quelli del tirocinio in Germania, etc..

Fra tutti i destinatari della mia presunta email pubblicitaria, molti erano ormai indirizzi morti (chi ha cambiato lavoro, chi indirizzo di posta), mentre altri mi hanno addirittura risposto per sapere come si sta in Cina. In tutti i casi, è stato curioso riscorrere quegli indirizzi polverosi e cercare di associare ad ognuno un contesto ed una faccia. Insospettabili effetti collaterali di un virus informatico...

giovedì 2 ottobre 2008

Miguel y su bici

En esos últimos días Miguel había estado dividido entre el placer agridulce de los recuerdos y el conforto ligero de las novedades. Le parecía vivir como en una burbuja y no sabia bien por donde salir, ni por donde intentarlo. Aquella tarde, después de una jornada que habría sido muy positiva, si sólo le hubiera importado algo de las cosas del trabajo, había decidido coger su bici y relajarse subiendo la colina detrás de casa, que tanto le hablaba de su pasado.

Miguel se llamaba así por la inmensa pasión que su padre tuvo para el ciclismo y si a ese señor le hubiese gustado tanto el fútbol, pensaba Miguel a veces, ahora él se llamaría Diego. Sin embargo, quizás por la magia de aquel nombre o quizás por la pasión trasmitida por el padre, desde pequeño tuvo un don especial: cuando la vida le agobiaba, era capaz de coger su bici y desafiar el mundo. Podía llegar a cualquier sitio, encontrando dentro de sí fuerzas que no sospechaba tener, y cuando en fin se quedaba exhausto, también los agobios habían desaparecido.

Aquella tarde Miguel salió de casa pensado dar una vuelta rápida, pero poquito a poco le ganó la idea de llegar hasta la iglesia y ver el mundo desde allí. Y fue así que empezó a subir.

Primero pasó la casa de su primera novia, la de cuando tenia 14 años, la que nunca se olvida. Era una casa grande, en la que nunca había entrado y por eso la daba cierto temor. Todavía el camino era plano y no le costó mucho superarla.
Luego llegó a la casa de su amigo del colegio, con el que nunca había ido muy de acuerdo, y por eso quiso dejarla atrás rápidamente, aunque la subida se iba haciendo más y más empinada. Ahora Miguel subía lentamente, ganándole metros a la carretera con gran esfuerzo. Todavía le empujaba el orgullo de aquel desafió a sí mismo y la curiosidad de ver que había detrás de la siguiente curva. Puede que detrás de la curva haya un tramo más llano - pensaba Miguel - donde podré descansar un poco. Fue entonces que se dio cuenta que su vida siempre había sido un poco así, una incontenible y continua curiosidad de ver que había detrás de la próxima curva, sin conformarse nunca con lo que ya tenia. Quizás por eso, pensaba Miguel, había sido incapaz de evitar el fracaso de su relación.
La ultima casa conocida que encontró fue la de esa amiga que no veía hace muchísimo, desde que ella se había mudado a vivir a otra ciudad. Entonces la subida se hizo más empinada aún y Miguel vio claramente la imposibilidad de llegar hasta la iglesia. Cuando el sol desapareció definitivamente de la vista, puso un pie a tierra y declaró su fracaso: la iglesia estaba cerca, mas demasiado lejos para poderla alcanzar en bici.

Que está pasando, – se preguntó Miguel – por qué no consigo llegar a mi meta? Fue entonces que una idea revolucionaría empezó a tomar forma en su miente y lo que parecía imposible alcanzar en bici apareció muy fácil bajando de la bici y empezando a andar. En lugar que girar la bici hacia la bajada, Miguel empezó a empujarla hacia arriba, algo que nunca habría pensado tener que hacer. Rápidamente llegó a la iglesia.

Se había hecho de noche y desde la cumbre de la colina Miguel tuvo una vista nueva de su pasado. Aquella tarde había alcanzado su meta y vencido sus agobios sin tener que contar tan solo con su bici. Se sintió más ligero y sin darse cuenta empezó la bajada en la noche fresca..