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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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sabato 23 agosto 2008

San Francisco, atto III

Lunedi mattina la citta è diversa, riflette l'ordine di una giornata lavorativa. Fa meno freddo e non piove. Mentre aspetto l'autobus riesco a collegarmi a internet e leggere la posta. Credo che sia la citta con più reti wireless per abitante al mondo.

Visito Chinatown in una giornata grigia che non preannuncia foto particolarmente belle. Ma più che la immagini vorrei poter trattenere i mille odori che si mescolano nell'aria. Mi aggrego alla visita guidata della City Guide. Il capo gruppo è un cinese di una cinquantina d'anni con un senso dell'umorismo tutto occidentale. Per pranzo invece mi affido ai consigli della Lonely Planet e finisco in un ristorante cinese (ovviamente) con più occidentali che orientali. Le guide turistiche riescono a cambiare il mondo.. (cibo ottimo pero, la fama è meritata).

Alle cinque sono stanco e devo ancora digerire il pranzo. Un dispettoso sole ha deciso di splendere proprio adesso, quando ormai ho percorso i 24 isolati di Chinatown in lungo ed in largo, nella speranza che un raggio improvviso mi regalasse l'opportunita di un bello scatto. E invece niente fino ad adesso. Provo a salire su un bus in direzione del centro culturale di Yerba Buena, ma tutte le volte che ne arriva uno sembra l'assalto alla diligenza. Dubito che quei signori penzoloni dalla porta posteriore abbiano pagato il biglietto, ma questa e un'altra storia. Non mi resta che percorrere a piedi Stockton St., passare il tunnel e raggiungere Union Square. Il cielo e' ancora sereno e un'idea rivoluzionaria inizia a maturare. Ma chi se ne frega del centro culturale? Il museo di arte moderna l'ho visto stamani (e non era neanche eccezionale) ed anche se mi perdo qualcosa, pazienza. E poi tanto nessuno lo verra' a sapere.

Mi sdraio su un'aiuola della piazza con un fido cafe mocha al mio fianco e mi metto ad osservate la vita che scorre. C'è un gruppetto di bulletti adolescenti che invece dei motorini cavalcano le bici da corsa. Quando se ne vanno apro il libro e mi godo questa piccola rivoluzione. Chi l'ha detto che non si possa scoprire una citta stando sdraiati su un'aiula?

Quando mi alzo ormai è ora di andare a prendere l'autobus e cominciare l'avventura Yosemite con la Green Tortoise. Percorro ancora Market St. che ormai mi è familiare come Piazza Duomo a Firenze. Passo davanti al Four Season hotel coi pinguini vestiti da uscieri e sorrido per la situazione. Non che sia habitué del Four Season ma per lavoro m'è capitato spesso di alloggiare in hotel ti questo tipo, coi pinguini fuori. E mi ci son sempre trovato a mio agio. Così come ora mi sento a mio agio a passarci davanti zaino in spalla, diretto a prendere l'autobus verde. Guardo i pinguini e sorrido. Si può diventare grandi senza pero' rassegnarsi a invecchiare..

2 commenti:

Simo ha detto...

Bel racconto! In certe città è un peccato stare chiusi in un museo, anche se te lo consiglia la Lonely Planet. Al Metropolitan Museum di New York, in mezzo a tutto quel caos, a quei turisti e guardando il cielo azzuro e soleggiato fuori dalle finestre, scalpitavo e non vedevo l'ora di uscire. Al ritorno dal viaggio mi hanno detto: "Ma non sei stata al Guggenheim? Non puoi andare a NY senza vedere il Guggenheim!" Eppure, se penso ai parchi verdi e ai quartieri tipici o al mercatino trovato di sorpresa al Greenwich Village, sono contentissima della scelta che ho fatto!

Daniele ha detto...

Ma come, non sei stata al Guggenheim??? ;)
New York con la bella stagione è un peccato perdersela ..