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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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lunedì 16 febbraio 2009

Il venditore di tappeti

Provando a spiegare il mio lavoro agli intimi sconosciuti del lunedì, m'è venuta in mente una scena.

In un bazar di una antica città araba, due persone sono pazientemente sedute davanti a una teiera e, parlando del più e del meno in maniera apparentemente cordiale, a tratti dibattono sulle qualità del tappeto su cui sono sedute. Uno di loro sembra l'ospite e tratta l'altro con la cordiale superiorità che si riserva ad un invitato. Il primo tesse le lodi del tappeto, ne mette in luce la pregevole fattura manuale che sicuramente ha richiesto mesi e mesi di impegno di un abile artigiano, sottolinea la qualità della lana e perfino le piccole imprecisioni del disegno, prova inconfutabile del lavoro umano. Il secondo dimostra di intendersi dell'argomento ricordando i favolosi tappeti che ha visto nella sua vita, in confronto ai quali il presente perde sicuramente di valore: un oggetto pregiato ma senz'altro non un capolavoro.

La discussione prosegue a lungo, con ciascuno dei due che, sorridente ma con fermezza, porta prove ed argomenti a sostegno della propria tesi: il primo per farne salire il prezzo, il secondo per farlo scendere. Potrebbero scambiarsi improvvisamente i ruoli e farebbero uso della stessa passione e competenza, adesso a sostegno della tesi opposta. Sono in fondo personaggi simili, messi in antagonismo dal caso o da chissà cosa. Si stimano perfino, ma entrambi sanno che quando la contrattazione finirà ed il prezzo verrà stabilito, arriverà il momento di tornare a casa ed ognuno sarà chiamato a portare le prove del proprio successo. Il prezzo sarà giudice e servirà molta abilità per convincere gli altri che ci sono stati due vincitori.

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