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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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giovedì 12 marzo 2009

La mia favola

Ognuno ha la sua favola. Questa è la mia:

"C'era una volta, in un paese lontano dove il sole era sempre caldo ed il Natale si festeggiava d'estate, una città di persone precise. Gli abitanti di quella città erano tutti commercianti o banchieri e passavano la totalità del loro tempo indaffarati in questioni assai serie: soldi, commerci, affari.

Marzuq era apprendista in uno dei negozi di tappeti più importanti della città e si occupava di consegnare la merce ai clienti, dopo che questi avevano passato intere giornate a bere te e trattare il prezzo con il proprietario del negozio. Una volta che l'accordo veniva raggiunto, Marzuq arrotolava con cura il tappeto scelto, lo incartava abbondantemente e se lo caricava in spalla. Poi percorreva le strade della città per consegnarlo a casa del cliente.

A volte il proprietario del negozio decideva di portarlo con se nei suoi viaggi di affari, visitando i villaggi delle montagne dove si producevano i tappeti migliori. I due partivano dalla città a cavallo ed a volte stavano fuori per settimane. La dove si fermavano, venivano accolti con rispetto e deferenza dagli artigiani locali, che conoscevano il commerciante di tappeti per la sua precisione e competenza. Trattare con lui era duro, ma alla fine degli incontri, quando una stretta di mano suggellava l'accordo, tutti erano soddisfatti: sia le consegne che i pagamenti sarebbero stati puntuali e regolari. In questi momenti Marzuq amava il suo lavoro, ammirava il proprietario del negozio e sognava di diventare un giorno come lui.

Anche il proprietario era contento di lui e sempre più spesso lo lasciava assistere alle trattative con i clienti, seduto a suo fianco davanti al vassoio del te. Il ragazzo prometteva bene e se avesse continuato a imparare da lui come si conduceva una trattativa, un giorno sarebbe diventato un ottimo venditore. Avrebbe smesso di occuparsi delle consegne per dedicarsi ai clienti e poi un giorno, quando lui fosse diventato troppo vecchio per reggere il peso del negozio, Marzuq sarebbe stato il suo erede.
Tutti sapevano infatti che il proprietario del negozio non aveva figli e che per questo aveva scelto quel ragazzo dagli occhi intelligenti come suo allievo e successore. Così come predetto dal suo nome, Marzuq era stato fortunato a trovare quel lavoro. Nella città delle persone precise, commerciare tappeti era una professione nobile a cui tutti aspiravano e possedere addirittura un negozio proprio avrebbe reso Marzuq una persona potente e rispettata.

Ma c'era una cosa che nessuno sapeva e cioè che non era questo il futuro che Marzuq sognava. Si, commerciare tappeti era un'arte che lo affascinava ed era attratto dalla sfida di diventarne maestro, ma allo stesso tempo sapeva che non lo avrebbe reso felice. Lui amava scrivere, tradurre in parole le tante sfumature che osservava nella natura umana. La parte del lavoro che preferiva era infatti proprio quella che gli permetteva di stare in mezzo alla gente, mentre attraversava strade e piazze per fare le sue consegne. Oppure esplorare terre lontane e conoscere la gente di fuori città, osservare con attenzione tutto quello che lo circondava e stupirsi della diversità. Ma tutto questo, nella città delle persone precise, era considerata una frivola perdita di tempo.

Eppure Marzuq non riusciva a togliersi lo scrivere dalla testa e
da qualche tempo aveva anche preso l'abitudine di strappare piccole strisce dalla carta in cui avvolgeva i tappeti e cucirle insieme, per formare un piccolo quaderno, dove raccoglieva i suoi pensieri. Il fascino della natura, l'opera dell'uomo, ma soprattutto le persone, le persone che con i loro tanti aspetti non finivano mai di incuriosirlo.

Un giorno entrò nel negozio di tappeti un cliente nuovo... "

Ora non mi resta che trovargli il giusto finale ..

1 commento:

Anonimo ha detto...

più che finale, direi il continuo...