Dopo diverso tempo passato dietro a faticosi libri in lingua originale e complicati saggi di management, è un piacevole romanzo poliziesco ambientato a Parigi la mia lettura degli ultimi giorni. Il protagonista, il commissario Jean-Baptiste Adamsberg, è un personaggio sfuggente di cui dicono "...se fosse stato una donna avrebbe potuto amare Adamsberg e disperarsi di trovarlo inafferrabile. Ma era il classico tipo che forse era meglio non avvicinare. Oppure bisognava imparare contemporaneamente a non disperarsi di non riuscire ad afferrarlo."
Oggi mi trascino il commissario per aeroporti e stazioni - i luoghi al mondo dove mi sento più a mi agio in assoluto, perchè qui la gente esce dal proprio guscio, si mette in gioco e se ne ha il coraggio fa incontri interessanti - e pensandoci mi sento un po come lui, inafferrabile e, in fondo, forse da non avvicinare. Non che mi consideri una persona eccezzionale ne eccessivamente sicura di sé, come mi è stato detto in passato. E neppure è un atteggiamento da ostentare - credo, ma qualcuno potrebbe non esser d'accordo e quindi parliamone- ma semplicemente questo è sempre stato il mio modo di attraversare la vita. Osservatore discreto, caparbiamente curioso, libero per natura. Inafferrabile forse, ma non per scelta, per necessità..
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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina
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sabato 15 novembre 2008
Come Jean-Baptiste
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1 commento:
pure io mi sento "felice" nelle stazioni e (ancora di più) negli aeroporti.
mah.
:)
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