Il terzo giorno comincia e si conclude allo stesso modo, con una spolverata di bianco che cade sulla città. Ma se al mattino è appena accennata, la sera si fa insistente, tanto da farci pregustare per domani succulenti scatti di moschee innevate. Al risveglio si vedrà...
Spendiamo la mattinata persi nel Grand Bazar, deludente rappresentazione di un mercato orientale. Le vie principali sono strapiene di cianfrusaglie, souvenir e merci contraffatte, a volte le tre cose contemporaneamente. Solo sfuggendo al flusso principale si scoprono angolini autentici, gli han, piccoli cortili dove gli artigiani producono le merci propinate ai turisti pochi metri più in la. Nonostante quanto si possa leggere sulle guide, vorrei vedere con i miei occhi un turco fare acquisti al Grand Bazar per credere che non sia ridotto ormai a pura attrazione turistica.
Dopo un kebap al volo ci perdiamo fra le bancherelle nelle strade adiacenti al bazar, in cui il livello degli oggetti in vendita scende drammaticamente. Vediamo in vendita caricabatterie per cellulari, pile, abbigliamento scadente, sigarette sfuse..
Più tardi troviamo il primo dei due caravanserragli che ci illuminano la giornata: Bü k Valide Han. Percorriamo tutto il buio corridoio al primo piano, prima con diffidenza e via via con sempre più disinvoltura. Non si può definire un posto raccomandabile ma la sua autenticità è affascinante. Ce ne andiamo con le dita sporche di marmellata e la sensazione della marachella appena compiuta.Il successivo, Büyük Yeni Han, è in miglior stato di conservazione e ampiamente e variamente frequentato, ma non vediamo nessun occidentale in giro e questo è stranissimo perché il posto merita sicuramente una visita. Poi scendiamo per le strade affollate - sembra che tutta Istanbul dovesse fare acquisti oggi - fino al Bazar delle spezie, che percorriamo velocemente, facendo poche foto, già saturi di colori e forme orientali.
Prendiamo un panino al pesce ai baracchini accanto al ponte di Galata. Sembrano ambulanti ed invece sono business perfettamente organizzati.
La sera saliamo a Beyoğlu, percorrendo tutta İstiklsl Cad fino a piazza Taksim. Finalmente. Qui Istanbul ha un' altra faccia, altre facce. Quando arriva la neve ci rifugiamo da İmroz a mangiare meze, per la prima volta circondati da una chiassosa clientela turca di habitué. Vorremo uscire dopo la cena, ma la stanchezza ed il freddo ci convincono a incamminarci lungo la strada che scende al ponte per rincasare (il tunel chiude alle 21, ahimè).
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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina
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martedì 13 gennaio 2009
Arriva la neve
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2 commenti:
però al gran bazar io ho fatto dei buoni affari sette anni fa..
ti mancheranno questi panini al pesce??!
eh si .. non so perchè, ma sono diventati una specie di simbolo della città..
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