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Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina

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venerdì 30 gennaio 2009

Ottavo giorno

uesta mattina ci alziamo controvoglia da un letto particolarmente accogliente, mentre fuori nevica fıtto. Dopo la colazione con il figlio della proprietaria - gli altri ospiti sono già usciti, chissà per andare dove - ci confondiamo nel mercato settimanale nella piazza del Cinci Han, fra le verdure imbiancate, poi esploriamo il paesino, imbattendoci spesso negli "altri due".

Dei bambini ci fermano, non per venderci qualcosa stavolta, è pura curiosità infantile. Non si negano per una foto di gruppo e subito dopo si gettano per la discesa con gli slittini, godendosi la neve su questi bidoni di plastica tagliati a metà. Con così pochi turisti, ci sentiamo più noi, ci sentiamo persone. E' come se nell'intimità dell'inverno il paese ci accogliesse con benevolenza.

Decidiamo di ripartire per Istanbul all'ora di pranzo: è stata un'escursione sfortunata ma ve bene così. Evitiamo l'autostrada e facciamo la statale D-100, sprofondando velocemente nella periferia industriale confermando una volta di più che le periferie delle grandi città sono veramente tutte uguali.

Istanbul ci accoglie per la seconda volta in pochi giorni, ma questa volta con la spontaneità dei vecchi amici .

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