DarioBernardoRafaPaoloIreneJuliaTommasoMartinaAyseTatianaRaquelCaroleKumikoSimona
LuciaMarcellaHerikaMarcoMartinaVeronicaMaddalenaValentinaNicolaAldaSaraMichelaLina
FrancescoLuisaSilvanaMetelloValentinaCheloAndreaYngaIreneFrancescaAdrianAndreaLudivine
ZanobiGabrieleChiaraCeciliaCarlesGaetanoKrishnaMarcoCarmenSelvaggiaFrancescoAmalia
FilippoEmreAdeleAlessandroFlaviaQuentinMariaGiulianoLuciaPieroAlessioLauraGabriellaMartina
AlessandroRosaVickyDeboraNoemieIlariaMatteoMarthaMarisaSimonaAugustinGiuliaElisaDaniele
Per essere spiriti liberi, ci vuole una certa disciplina
---------------------------------------------------
giovedì 31 dicembre 2009
2009
domenica 27 dicembre 2009
Grigio tristezza
Guardo fuori dal finestrino del treno, è tutto grigio ed una spessa pioggia bagna la campagna uniforme. Anche dentro lo scompartimento è il grigio il colore predominante, sulle facce e nei rari discorsi delle persone sedute intorno a me. Una si lamenta che abbiamo quaranta minuti di ritardo.
Il protagonista del libro che sto leggendo è un vecchio, un vecchio ubriacone ossessionato dalle donne, soprattutto quelle più giovani di lui. Se lo sapessero le suore che viaggiano nello scompartimento a lato morirebbero, per tutte le oscenità concentrate in quelle pagine. Siamo ancora lontani da Roma quando arrivo in fondo al libro: pagina 303, signori scendere prego, la corsa è finita, rien ne va plus. Anche a me piacciono le donne, in ognuna di loro non riesco a non trovare qualcosa di attraente. E adoro la minestra con le lenticchie.
Quaranta minuti di ritardo e nessuna valida compagnia...
venerdì 25 dicembre 2009
Che cosa pensi delle donne?
"Che cosa pensi delle donne?", mi chiese.
"Non sono tanto abituato a pensare. Le donne sono tutte diverse. Fondamentalmente sono una combinazione di quanto c'è di peggio e di quanto c'è di meglio al mondo... magiche e terribili. Sono contento che esistano, comunque."
"Come le tratti?".
"Loro trattano me meglio di quanto io tratti loro".
"E credi che sia giusto così?".
"No, ma è così".
"Sei sincero".
"Non del tutto".
Pensieri natalizi di uno che odia il natale
Natale anche quest'anno è passato. Adesso ci aspettano altri 364 giorni di calma prima del prossimo delirio. Cerco di farne un mio bilancio personale:
Cene di natale a cui ho partecipato: 3
Regali ricevuti: 5
Regali fatti: 0
Pranzi di auguri in ufficio: 2
SMS di auguri ricevuti: 4
SMS di auguri inviati: 2
Regalo della zia: il solito completino intimo
Mi guardo intorno e mi accorgo che c'è forse un 5% di persone che sente veramente il Natale come occasione spirituale. Un altro 5% lo odia e lo dice apertamente.
Il restante 90% delle persone lo vive per abitudine, come per una forma di inerzia sociale. Condivide la liturgia degli auguri e dei regali, ma non sente il significato religioso dell'evento. D'altra parte ci troviamo a vivere in una società che festeggia un giorno speciale, si percepisce l'emozione del momento, il pathos dell'attesa, si vede la gente che si fa gli auguri per strada, che si scambia regali, che si sente più buona. E questo è innegabilmente attraente.
Solo che quando uno si ferma a pensare e si rende conto di non condividerne il perché, si chiama ipocrisia.
lunedì 14 dicembre 2009
Sembra incredibile ma ...
.. se aguzzate un pò la vista, si vede casa mia:
Giuseppe Maria Terreni
Veduta di Firenze
1789
Palazzo Pitti
Galleria d'arte moderna
Inv. 1448
domenica 6 dicembre 2009
Sul natale ed altri cattivi pensieri
A seguito di escursione nei luoghi dell'agglomerato urbano che vengono comunemente definiti "centro", elaboro i seguenti pensieri.
Pensiero numero uno: detesto l'atmosfera ovattata che è solita contraddistinguere il periodo natalizio.
Pensiero numero due: facendomi largo a spallate fra le orde di barbari discesi in città, arrivo a capire chi sostiene "la città è la mia, ma per colpa dei turisti non riesco a viverci".
Pensiero numero tre: abbasso i giapponesi (intesi come metafora dei turisti in genere).
Pensiero numero quattro: quest'anno niente regali.
Pensiero numero cinque: non pervenuto.
lunedì 30 novembre 2009
martedì 24 novembre 2009
Tanto per parlare di sostenibilità ..
Emissioni di CO2 pro capite per i principali paesi:
Fonte: World Resources Institute
Sogno di una notte di mezzo autunno
Aveva parcheggiato l'auto leggermente in discesa e appena spento il motore era balzata fuori per abbracciarlo. Si erano baciati a lungo e lui aveva riconosciuto l'aroma delle gomme da masticare con cui provava a nascondere il sapore della sigaretta appena fumata. Lui in realtà ormai si era abituato a quella sensazione, ma non voleva dirle nulla, lo divertiva che lei si sentisse un pò in colpa, faceva parte dei loro piccoli giochi. Come quando lei lo prendeva in giro con la giocosa minaccia di mettersi gli orecchini. Gli piaceva che questa leggerezza rimanesse intatta nel tempo, pensò.
Il calore del suo corpo lo sottrasse da quei pensieri astratti, riportandolo al presente della serata che stava per iniziare. Lei indossava un abito scuro aderente che ne metteva in evidenza tutte le forme. Le spalle, ben proporzionate, erano scoperte, come a sfidare il freddo autunnale. Le gambe snelle fasciate dalle calze autoreggenti.
Aveva sempre avuto un debole per la bellezza femminile e la spontaneità con con cui la indossava lei lo sconvolgeva, gli sembrava completamente a suo agio con il proprio corpo.
Fu allora che lei disse "Come stai?". E il sogno ebbe inizio...
giovedì 19 novembre 2009
martedì 17 novembre 2009
Quel prurito
Oggi mi è tornato quel prurito che conosco bene. Firenze inzia a sembrarmi troppo lenta, l'orizzonte troppo basso e la gente troppo ordinaria. Oggi rischierei di nuovo tutto per partire per un nuovo viaggio. Pensandoci bene era diverso tempo che non lo risentivo...
lunedì 16 novembre 2009
Un concetto ..
... fra quelli che ho sentito al convegno dei pazzi visionari (ndr gli ufologi) mi ha colpito, facendomi per un attimo pensare che in fondo tanto visionari non sono.
Prendere coscienza dell'esistenza della vita extreterrestre sarebbe uno stimolo potente per l'umanità, uno stimolo ad essere più pacifica e unita. Un messaggio molto concreto, per gente che sta sempre col naso all'insù...
sabato 14 novembre 2009
"...se in fondo hai fiducia in te stesso - ciò che definirei uno stato vitale alto - lo stesso problema può si farti arrabbiare, o anche darti un brutto colpo e confonderti, ma solo per un pò. Perché in fondo sai che, anche se è difficile, in un modo o nell'altro riuscirai a trovare la strada giusta, vero? E se hai uno stato vitale molto alto sarai perfino contento del problema [...] perché lo vedi come una sfida.
Addirittura, con uno stato vitale molto alto finisci con l'andare in cerca delle difficoltà perché sai che sono ciò di cui hai bisogno per rendere la vita interessante."
giovedì 12 novembre 2009
Incontri ravvicinati di ogni tipo
Beh non proprio, direte voi.
E invece si, almeno da quando il gruppo ufologi di Scandicci ha preso ad organizzare i convegni internazionali a Firenze.
Forse il tema UFO non è più molto all’ordine del giorno: l’esercito americano ha smesso di torturare alieni nel deserto del Nevada, l’Alpitour ha aperto un villaggio nel triangolo delle Bermude ed Emilio Fede ha cambiato parrucchiere.
Ma è arrivata l’occasione giusta per fare quella domandina su ET che non avete mai avuto il coraggio di fare...
Check This Out:
http://firenze.zero.eu/eventi/2009/11/15/incontri-ravvicinati-di-ogni-tipo/
mercoledì 11 novembre 2009
Prima di incontrare lei
Prima di incontrare lei pensava di non aver mai conosciuto donne veramente intelligenti. Donne insomma che considerasse veramente al suo pari. Ed ecco tutt'a un tratto che lei lo surclassava e lo lasciava lì senza parole, annichilito.
lunedì 9 novembre 2009
Stamani...
...mi sono svegliato sentendo addosso tutta la stanchezza del mondo. La malinconia dei tempi passati e che non torneranno. L'umiliazione delle scelte sbagliate e la rabbia delle scelte subite. La tristezza degli amori perduti. Il freddo dei giorni d'inverno. E la debolezza del mio essere molto umano...
domenica 8 novembre 2009
Dal centro del Focolare
Novembre, domenica, pioggia.
Arrivo a Loppiano così, salendo a zig zag la strada che da Incisa si arrampica sul versante della collina, l'autostrada giù in fondo. M'aspettavo cartelli multilingue ed insegne colorate, ma trovo solo Flavia al bordo della strada che mi fa segno di fermarmi, proprio lì in mezzo alla campagna. Ecco come inizia un'altra tappa di questo disordinato viaggio alla scoperta della diversità. Molta diversità, in questo caso.
Entro in casa e mi presento credo quindici volte. I primi dieci minuti sono un pò imbarazzanti, per me e per loro. Forse non sono abituate a ricevere ospiti ed io sicuramente non so bene cosa dire o fare. Lì sul divano sono io al centro dell'attenzione, mi aspettavo un inizio più facile, ma poco a poco mi adeguo.
Quando mi portano a vedere il resto della cittadella trovo le immagini che mi attendevo e sento, forte, lo stridere fra la semplicità delle persone e i luoghi funzionalmente perfetti, modernamente asettici. L'università, la chiesa, l'auditorium, il polo assomigliano troppo ad aeroporti internazionali e centri commerciali. Le persone sono molto più accoglienti delle strutture, le emozioni più sincere della retorica. Come la spiegazione della simbologia della chiesa. Come le chiacchiere faccia a faccia, confrontando certezze e dubbi.
Mi sento abbastanza a mio agio per accettare l'invito a cena. Loro quindici ed io. Che sollievo essere di nuovo fra persone. Non so bene cosa provo durante la breve preghiera e la cena, ma è molto simile alla piacevole sensazione della condivisione. E della scoperta della diversità.
Nel raccoglimento della serata che finisce ritorno a sentirmi ospite e capisco che è arrivato il momento di andare, anche se mi dispiace quasi, come se ormai mi sentissi un pò a casa. Mi congedo da Flavia con la promessa di tornare a trovarla e lo spero veramente. In fondo le persone interessanti rimangono tali anche se fanno scelte che non capiamo.
giovedì 5 novembre 2009
Riflessioni generali sulle debolezze dell'uomo
Ci sono giorni in cui senti che nonostante tutto il tuo bagaglio di razionalità se lei tornasse a bussare alla tua porta le apriresti con un sorriso enorme.
domenica 1 novembre 2009
"Ci chiamavano ribelli"
giovedì 29 ottobre 2009
Le loro storie
Romeo arriva all'appuntamento con dieci minuti di ritardo, quando gli altri stanno già facendo capannelli per prendere i panini con le frittate. Anna come sempre se ne sta in disparte, ripetendo a voce alta che lei non ha bisogno di niente, che ha già mangiato e che gli altri sembrano delle bestie. Poi però quando non si sente osservata si avvicina sorniona ad uno dei volontari e chiede se per favore può avere qualcosa. Lo sussurra, ma niente passa inosservato e tutti hanno qualche storia da raccontare sugli altri: chi faceva la prostituta, chi è pazzo, chi ha il giubbotto foderato di soldi. Adesso Romeo ha iniziato a urlare che lui lei non la sopporta, chi si crede di essere la signora Anna per dire che lui non capisce niente? Al suo paese lui ha studiato, prima di venire in Italia, mentre lei sicuramente non sa nemmeno dove sia il Camerun. Lì vicino Fabio continua a dire che ha fretta, che lui non può aspettare insieme agli altri, perché l'ultimo treno per San Piero parte alle dieci meno venti. Poi però è sempre lì che gira, aspettando il momento dei dolci..
Sono i personaggi del martedì sera e ce ne sarebbero di storie da raccontare su di loro: è la prima cosa che ti viene in mente quando esci con la Ronda. Ti colpiscono questi autentici pezzi di umanità, le loro storie, e le vorresti scrivere per condividerle. Poi però ti rendi conto che in fondo sono loro, queste storie, e per alcuni sono l'unica cosa che hanno.
E scriverle è un pò rubargliele ..
domenica 25 ottobre 2009
domenica 18 ottobre 2009
Quell'inutile splendido giocattolino
A volte capita di dire cose con leggerezza, senza domandarsi cosa succederebbe se capitassero veramente. Per esempio quando vendetti l'adorata moto, dissi 'non comprerò una macchina ancora per molti anni. Ma se proprio lo facessi, sarà una spider'. Appunto.
Sabato quest'inutile splendido giocattolino ha fatto l'apparizione ufficiale e, a dispetto del clima inclemente, mi diverto come un bimbo a scorrazzare con la capote abbassata.
Non so se quando lo dicevo mi ci vedevo veramente su una spider. Ma adesso mi ci vedo ... e spesso.
mercoledì 14 ottobre 2009
martedì 13 ottobre 2009
lunedì 12 ottobre 2009
cosa mi porto a casa
Solito palcoscenico.
Stesse facce.
Avrei avuto mille cose da dire oltre quelle che mi sono venute in mente sul momento.
Soprattutto due sensazioni fortissime: l'odore del palcoscenico ed il calore delle mani di lei.
Questo mi porto a casa!
venerdì 9 ottobre 2009
Io, Alfano e ...
Lunedì all'ora di pranzo Paolo mi chiede: 'hai visto su Internet se ci sono novità sul lodo Alfano?'. Io automaticamente dico 'no, non ce l'ho fatta, è stata una mattinata intensa'. Che è la pura verità. Ma poi ci penso e mi rendo conto che neanche più mi ricordo chi era questo Alfano e cosa voleva.
È passato veramente tanto tempo dagli anni del collettivo, delle manifestazioni in giro per l'Italia, della marcia per la pace Perugia-Assisi e della convinzione di poter cambiare il paese. Dai tempi insomma della passione politica.
Ma perché?
Questa è una bella domanda e una parte della risposta mi viene in mente leggendo l'articolo di Ezio Mauro su la Repubblica di oggi. Chissà se lui si rende conto, mentre le scrive, che frasi come 'In realtà il Premier soffre il suo indebolimento progressivo' sono le stesse che si ripetono da almeno dieci anni. Sono la solita, vecchia e sbagliata profezia che tutta la sinistra italiana (me compreso, anche se non scrivo su la Repubblica) fa su Berlusconi. Che invece intanto continua a stare lì, perché la gente continua a vedere il lui un modello affidabile. E allora perché dobbiamo continuare a scrivere (e a leggere) profezie sbagliate? Forse perché pensiamo che a forza di ripeterle un giorno diventeranno realtà? Se sarà così, e speriamo che accada, non sarà certo grazie agli articoli di una serie di intellettuali di sinistra che, forse senza accorgersene, sono finiti per sviluppare la capacità di persuadere solo quelli che già la pensano come loro.
Vabbè, sono finito fuori tema... scusate..
giovedì 8 ottobre 2009
martedì 6 ottobre 2009
sabato 3 ottobre 2009
giovedì 1 ottobre 2009
...
Escribir, por ejemplo : 'La noche está estrellada,
y tiritan, azules, los astros, a lo lejos'.
El viento de la noche gira en el cielo y canta.
Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Yo la quise, y a veces ella también me quiso.
En las noches como ésta la tuve entre mis brazos.
La besé tantas veces bajo el cielo infinito.
Ella me quiso, a veces yo también la quería.
Cómo no haber amado sus grandes ojos fijos.
Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Pensar que no la tengo. Sentir que la he perdido.
Oir la noche immensa, más inmensa sin ella.
Y el verso cae al alma como al pasto el rocío.
Qué importa que mi amor no pudiera guardarla.
La noche está estrellada y ella no está conmigo.
Eso es todo. A lo lejos alguien canta. A lo lejos.
Mi alma no se contenta con haberla perdido.
Como para acercarla mi mirada la busca.
Mi corazón la busca, y ella no está conmigo.
La misma noche que hace blanquear los mismos arboles.
Nosotros, los de entonces, ya no somos los mismos.
Ya no la quiero, es cierto pero cuánto la quise.
Mi voz buscaba el viento para tocar su oído.
De otro. Será de otro. Como antes de mis besos.
Su voz, su cuerpo claro. Sus ojos infinitos.
Ya no la quiero, es cierto, pero tal vez la quiero.
Es tan corto al amor, y es tan largo el olvido.
Porque en noches como ésta la tuve entre mis brazos,
mi alma no se contenta con haberla perdido.
Aunque ésta sea el último dolor que ella me causa,
y éstos sean los últimos versos que yo le escribo.
domenica 6 settembre 2009
venerdì 28 agosto 2009
L'oroscopo di oggi
Mi devono aver confuso con qualcun altro...
mercoledì 19 agosto 2009
lunedì 10 agosto 2009
lunedì 3 agosto 2009
People can be wonderfully different
D - what's going on in your life?
T - well I FINALLY found a church that I feel comfortable in
- I've been thinking of writing a blog because the story of how I found them is (in my opinion) remarkable
- in your leisure you can read about it
D - I didn't know you were looking for it, but now I'm ready to hear the whole story
T - well I went home to NY one weekend in May and I sat next to an Asian guy
- he told me about his church and I gave him my business card
- he didn't e-mail me till 3 weeks later saying hey come meet up with me and my friends for dinner
- one of his friends, Susan, has a roommate that co-leads a bible study group on Thursdays and I've been going there ever since
- the thing is that when I met Terry's friends...they were all Asian so I knew that the bible study was going to be ALL Asian too so I was a little nervous
D - what do you mean 'asian bible study' ?
- for the people o for the cultural point of view?
T - no, I've never been around a lot of Asians before so I felt weird at first
- that's all
- but they were really welcoming and friendly
- a lot of them came to the US when they were kids so they are "americanized"
- I just think this is so great because it was something I was praying for since I've moved to Houston
- and sometimes prayer isn't answered right away for a reason
- they just started that bible study in April and I met Terry in May
- I really truly thank God for them every week because it really means a lot to me...words can't describe
Carta para quien la queira leer
Hola, que tal ?
Aquí es una de esas tarde de agosto en las que la ciudad se vuelve pueblo, según una magia que se repite cada verano. Muchos se largan, se ponen en autopistas, cogen trenes o aviones, y aquí quedamos unos pocos que de repente nos volvemos a dar los buenos días por la calle. Como si fuera un pueblo. La vida se hace más tranquila, los tiempos relajados y las mismas tareas cotidianas que te habían aburrido durante el invierno, ahora tienen una frescura nueva. Y yo siento que todo esto me hace bien, siento que finalmente me permite conectar con la parte de mí que anhela simplicidad y necesita calma para poner en orden los pensamientos. Y en esta época se han amontonado muchos.
He bajado a la terraza para disfrutar plenamente de la luz amarilla del atardecer y de los ruidos de la calle, que poco a poco se vuelven de diurnos a nocturnos. Y he puesto 'First between 3rd and 4th', de Joshua Radin, uno de esos discos con los que empiezas a caminar por una New York otoñal, con las hojas que caen alrededor tuyo, y si tienes suerte encuentras a la mujer de tu vida antes que la canción se acabe.
Muchos pensamientos que ordenar, decía, que nacen de una época muy positiva. Aprendí mucho de mis últimos fracasos y ahora tengo bastante coraje para enfrentarme a la felicidad. Aunque de vez en cuando hablo con alguna persona que sabe tocar mis cuerdas más intimas y de repente me entran ganas de jugármelo todo y salir buscando nuevas aventuras. Quizás - me pregunto - no seamos como bolas que botan por la vida, hasta encontrar su equilibrio en algún lugar.
Mientras espero que mi bola personal encuentre su descanso, me quedan unas semanas de 'vida de pueblo' que disfrutar y luego sueño con otro viaje. A finales del año, si tiempo y dinero alcanzarán, cogeré el camino rumbo al sur este asiático e iré a conocer Camboya, Laos y Vietnam. El viaje en solitario a Cuba ha abierto un mundo y hasta que no vuelva a encontrar otro compañero con el que compartir una experiencia así, mola viajar sólo.
Te envío un abrazo muy fuerte.
Hasta pronto,
Daniele
mercoledì 29 luglio 2009
Perché
Oggi dopo una pausa piuttosto lunga ho fatto un giro fra i miei blog preferiti, più o meno quelli che tengo nella barra qui a destra. Alcuni links li ho cancellati, tanto non li leggevo mai.
Poi ho letto i posts dell'aggregatore, che ero solito leggere durante le colazioni americane a base di cereali e CNN. M'ha fatto un gran bene, erano così pieni di pensieri, osservazioni, sensazioni. Semplici, a volte, ma mai banali. Pieni di vita. Ecco perché mi piace leggere i blog delle altre persone - ho pensato - perché mi stimolano a fuggire dalla banalità del quotidiano.
domenica 19 luglio 2009
venerdì 17 luglio 2009
Postumi cubani - quando un viaggio non finisce con il volo di ritorno
"Buongiorno Daniele,
Grazie per la segnalazione: il suo nome sarà pubblicato nella pagina dei ringraziamenti sulla prossima edizione della guida."
lunedì 13 luglio 2009
Oroscopo, settimana dall'11 al 17 luglio
Spalmato sulla sabbia, sfoglio le pagine patinate facendo zig zag fra pubblicità di fanciulle discinte ed articoli moralizzatori. Poi, esausto, mi rifugio nella leggerezza dell'oroscopo. E leggo:
'Pace, speranza, luce, verità, giustizia, amore, bene, libertà: nella scatola dei giocattoli potere metterci tutti i concetti belli che vi vengono in mente.'
Cavolo, penso, ma è perfetto!
'Alcuni vorranno aggiungerci qualche soldo, forti variazioni erotiche, una serie di cenette strepitose. Possono farlo. Vi premia lo splendido mistero delle posizioni planetarie.'
Questa sembra proprio la volta buona. Cenette, variazioni (?) erotiche, soldi.. che altro può servirmi?
'Quelli della terza decade - che lo sanno - devono essere più pazienti: Giove e Nettuno in quadratura allungano i tempi di conquista del gran risultato. Ma di molto.'
Ecco, lo sapevo che c'era la fregatura. Ma se uno si rompe di aspettare?
domenica 5 luglio 2009
La vita raccontata con le parole è inversamente proporzionale alla vita vissuta
Ed è per questo, fondamentalmente, che di un viaggio tanto intenso come quello a Cuba, sono rimaste così poche tracce scritte e così tante appiccicate alla pelle.
Come il caldo irriverente dei Caraibi, che rende comica la più tragica delle situazioni.
Come la consapevolezza che viaggiare da soli esiste esclusivamente come intervallo fra un incontro ed un altro, ma che trovare i compagni di viaggio giusti è un affare maledettamente serio.
Come la sensazione di sentirsi liberi di fermarsi a parlare con la gente in strada, di sorridere, di indugiare davanti alle porte socchiuse, di disturbare invece di esser disturbato.
Come Cuba che scorre davanti ai finestrini di un autobus, in un viaggio lungo dodici ore dalle piantagioni di tabacco ai campi di canna da zucchero, un tragitto che ha l'effetto di una catarsi.
Come la certezza che Cuba sia, come pochi altri posti al mondo, uno stato d'animo.
sabato 4 luglio 2009
Economia della pizza
Ti inizierai a sentire a tuo agio a Cuba quando avrai capito la scala dei valori, almeno degli oggetti che normalmente dovrai acquistare, e potrai entrare nei negozi senza quella spiacevole sensazione di disagio e qualcosa di più che il dubbio che ti stiano fregando.
Ti inizierai a sentire a tuo agio a Cuba quando saprai quanto vale una peso-pizza al formaggio, comprata ad un baracchino per strada, intrufolandosi nella fila di cubani in attesa. Quando saprai che una bottiglietta d'acqua vale almeno due pizze, se comprata in un supermercato, ma può arrivare al doppio in un bar. Che una birra non costa mai meno di cinque pizze, praticamente ovunque, tranne in alcuni locali decisamente occidentalizzati dove non si vergogneranno a chiederti l'equivalente di otto pizze. Le bibite in lattina oscillano fra le tre e le cinque pizze, a seconda del posto, e come tutte le bevande imbottigliate si pagano in valuta pregiata (ma questa della doppia moneta è una storia ancora più complicata, che merita un discorso a parte). Al contrario le bevande vendute sfuse - spremute, frullati, guarapo - costano un quinto di pizza, un affare per gli stomaci robusti. Così come i panini delle bancherelle (2 pizze) ed i gelati (un quinto di pizza). Adesso ti va un mojito? dodici pizze, gracias.
Ti inizierai a sentire a tuo agio a Cuba quando imparerai che i taxi turistici hanno sia standard che prezzi occidentali, ed una corsa non vale mai meno di venticinque pizze. Un capitale gastronomico. Ma se deciderai di avventurarti, il biglietto del bus urbano vale meno di un decimo di pizza, un ciclo taxi o un taxi colectivo 2 pizze...
Ah già, dimenticavo: ma quanto costa una peso-pizza al formaggio? A giugno 2009 erano cinque pesos cubanos, al cambio 0,14 euri, fatti i tuoi conti ..
giovedì 2 luglio 2009
martedì 23 giugno 2009
Da qualche parte tra l'Avana e Peretola
Neanche venti giorni sull'isola e non riesco più a ritrovarmi in questa vita che prima di partire mi era così familiare. A lavoro, il tempo rigido, le discussioni sterili, le falsità. Fuori, le conversazioni banali, le persone immobili. Non mi oriento, ho paura, fuggo.
Senza essermene reso conto devo essermi perso da qualche parte, fra l'Avana e Peretola ..
lunedì 22 giugno 2009
lunedì 1 giugno 2009
Pensieri di ieri - come in apnea
Sento - adesso che mi fermo a pensare - di aver vissuto le ultime settimane prima della partenza come in apnea. Non saprei ben quantificare il tempo, forse un mese o forse piu', dovrei pensarci bene e non credo che mi vada, ne che mi interessi. Adesso sono in debito con i ricordi, mi mettero' in pari, prima o poi...
venerdì 29 maggio 2009
A lungo durerà il mio viaggio
e lunga è la via da percorrere.
Uscii sul mio carro ai primi albori
del giorno, e proseguii il mio viaggio
attraverso i deserti del mondo
lasciai la mia traccia
su molte stelle e pianeti.
Sono le vie più remote
che portano più vicino a te stesso;
è con lo studio più arduo che si ottiene
la semplicità d'una melodia.
Il viandante deve bussare
a molte porte straniere
per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare
per tutti i mondi esteriori
per giungere infine al sacrario
più segreto all'interno del cuore.
I miei occhi vagarono lontano
prima che li chiudessi dicendo:
"Eccoti!".
Il grido e la domanda: "Dove?"
si sciolgono nelle lacrime
di mille fiumi e inondano il mondo
con la certezza: "Io sono!".
giovedì 28 maggio 2009
mercoledì 13 maggio 2009
Farfalle
Mi ritrovo ancora una volta a scriverti sulla vita e della vita, come se volessi cercare di dominarla attraverso la comprensione. O forse scrivo a te cercando una conferma o un commento, magari aspettandomi un 'è vero, capita anche a me' oppure un 'no guarda Daniele, secondo me'. Cercando condivisione.
Oggi la vita mi appare una questione di probabilità e di fiducia. Probabilità di incontrare gente interessante, amici veri, una donna da amare. Ragioni stesse per vivere, insomma. E fiducia che avvenga veramente, prima o poi, di nuovo. Un illogico ottimismo che ci fa sorridere davanti alla primavera.
Per fortuna ogni tanto incontriamo persone che giustificano questa fiducia. Adoro quando mi succede e stavolta te l'ho voluto scrivere. Un gran agitarsi di farfalle.
martedì 28 aprile 2009
Eppure c'è qualcosa che...
Questi due giorni ad Amsterdam sono stati un diversivo inaspettato, una divertente conquista dell'ultimo minuto: biglietto, valigia, guida e via. Semplice, come la vita. Intenso, come godersela.
Qua le strade hanno colori scuri e intensi, un alone di grigio compatto. Case di mattoni vinaccia, tetti di ardesia, asfalto scuro marcato dalle rotaie dei tram. Dal susseguirsi dei caffè con terrazze coperte si intuisce un tempo inclemente, che frena gli slanci ed inspira l'atteggiamento compassato cosi tipico della gente del nord europa. Ma quando poi come oggi il sole splende e riscalda l'aria, viene accolto ed apprezzato con una naturalezza sconosciuta a chi per abitudine lo da un pò per scontato. E nasce un rapporto immediato fra le persone, la città ed i suoi canali. Sole, acqua, uomo.
Dopo uno splendido sabato, il secondo giorno invece la pioggia mi costringe negli spazi chiusi. Bevo caffè e mi dedico alle due attività tipiche dei viaggiatori bagnati: guardar passare il mondo e leggere. "...avevo bisogno della tua esistenza. Per andare avanti. Aprire le porte intorno a me. Vivevo nel chiuso. Per pigrizia. Ci si accontenta sempre più facilmente. Un giorno, ci si accontenta di tutto. E si crede di aver trovato la felicità. "
Finisco il libro in questo caffè straniero. Fuori continua a piovere ed è bello vedere il mondo passare. Sono felice. Eppure c'è qualcosa che mi manca.
sabato 25 aprile 2009
Geografia personale
A scuola la geografia era la materia che mi piaceva meno: tutti quei nomi e quei numeri li trovavo noiosi e lontani. Inutili. E questo è un buon esempio di come il tempo riesca a cambiarci.
Da allora poco a poco ho iniziato a mettere in ordine quei nomi e dar loro un significato sempre più personale, fino a costruire una mia propria geografia, una mappa fatta di luoghi visitati o anche solo immaginati, ma tutti legati a uno stato d'animo, un ricordo, una persona o una fase della vita. Al di là della latitidine o della lingua. E così Firenze, Valencia, Prato, New York, Buenos Aires, Barcellona, Napoli, Karlsruhe, Madrid, Lockhart, Bologna, Tunisi, Ushuaia, Marrakesh, Houston, Istanbul, Marsiglia, Calcutta, Londra, Pamplona, Praga, Bruxelles, Luckenback, Formentera, San Francisco, San Diego, Bangkok, Bergen, Berlino, Darwin, Lione sono finiti per essere puntini della mappa che esiste solo per me.
Oggi è la terza volta che vengo immagino di venire ad Amsterdam, una città che rientra nelle categorie 'persone' e 'fasi della vita'. Ed è un altro evidente esempio di come le cose cambiano con il tempo e di come è giusto che sia così.
Una nuova Amsterdam in una mappa in continua evoluzione.
sabato 18 aprile 2009
martedì 14 aprile 2009
venerdì 10 aprile 2009
Da Giorgio
La sera ripassi dopo lavoro, a vedere il miracolo della cura di Giorgio, che è un pò l'apoteosi della manualità che surclassa la moderna teoria del computer e delle connettività esasperata. Ovvero, tu oggi sei stato davanti a uno schermo per ore, hai fatto riunioni e parlato al telefono con mezzo mondo, per concludere praticamente niente, al massimo hai sistemato qualche piccolo dettaglio di qualche immenso progetto di cui immensamente te ne freghi. Lui invece ha sbuzzato il ronzino e tirato fuori una serie di pezzi di ferro e plastica colorata, che neanche sapevi di star cavalcando. Forme e colori delle più varie che si mettono d'accordo al solo fine di darti un mezzo di trasporto. E poi ha rimesso tutto dentro, fino all'ultima vite, lasciando in vista i vecchi pezzi sostituiti per dimostrarti che il miracolo si è realizzato di nuovo.
Ma dicevo del tempo.
giovedì 2 aprile 2009
Scusa ma ...
- Scusa ma tu quanti anni hai?
- Cosa ti devo dire, la risposta che ti aspetti tu o quella che vorrei darti io?
- La tua
- Mi fa incazzare chi fa questa domanda, è solo una scorciatoia per incasellare più velocemente le persone che incontriamo: quanti anni hai? di dove sei? che lavoro fai ? ZAC!
- Bella risposta. E l'altra?
- Dieci anni più di te
...
domenica 29 marzo 2009
La noia
Ho sempre associato la noia a quei lontani pomeriggi estivi passati in città, quando avevo 13 o 14 anni. Gli amici rimasti in giro erano pochi, fuori faceva cosi caldo da togliere la voglia di uscire e la lettura era ancora un piacere da scoprire: allora rimanevano solo la tele ed i videogiochi, almeno fino a quando non iniziava il mal di testa da abuso del mezzo catodico. Quindi iniziavo a ciondolare per casa cercando qualcosa di interessante da fare, ma senza la concentrazione per far niente di troppo complicato. Quella era per me la noia.
Oggi l'ho rivissuta simile ad allora. Chiuso in casa aspettando la fine dell'influenza, terminato il libro che stavo leggendo, navigato su internet fino alla nausea e scartati uno dopo l'altro tutti i programmi telecisivi, ho iniziato ad annoiarmi. Ed era cosi tanto che non mi capitava, che ho quasi goduto del sottile piacere della nostalgia di quei pomeriggi estivi.
lunedì 23 marzo 2009
martedì 17 marzo 2009
Ludi
Ludi è una persona perbene, che affronta la vita con la misurata insicurezza di chi ha sofferto molto e che sorride volentieri quando finalmente si può sorridere. Ludi si definisce una ragazza responsabile e mentre lo dice tu la guardi e vorresti abbracciarla, perché percepisci una piccola parte del dolore che sta rivivendo quando pronuncia quelle parole. Responsabile per necessità e non per scelta, aggiunge. Le rispondo allora che mi sembra una gran bella qualità in una persona, cercando di accarezzarla almeno con le parole. Lei sorride.
Persone perbene come Ludi risvegliano facilmente il nostro senso di protezione, ma in fondo dopo quattro intesi giorni di chiacchierate sorprendentemente aperte, so che è lei ad essere quella forte. Ed accetto di rimanerne semplicemente affascinato.
Ludi..
Sull'autobus del ritorno
Il ritrovo quasi annuale degli amici erasmus è una di quelle tradizioni a cui non rinuncerei mai. È l'occasione per annunci importanti, resoconti di periodi poco felici e contatto con la quotidianità di persone con cui vorrei poter comunicare molto più spesso di quanto faccia.
È soprattutto un momento formidabile per osservare il tempo che passa e come ognuno di noi stia cambiando, portando avanti quel discorso iniziato tutti insieme ormai quasi sette anni fa. Qualcuno di questi spensierati compagni di giochi è diventato più noioso, qualcuno più calvo, qualcun altro invece rimane la solita splendida colonna che è sempre stato. Così passa il tempo, ne più ne meno che come ognuno di noi lascia che passi.
giovedì 12 marzo 2009
La mia favola
Ognuno ha la sua favola. Questa è la mia:
"C'era una volta, in un paese lontano dove il sole era sempre caldo ed il Natale si festeggiava d'estate, una città di persone precise. Gli abitanti di quella città erano tutti commercianti o banchieri e passavano la totalità del loro tempo indaffarati in questioni assai serie: soldi, commerci, affari.
Marzuq era apprendista in uno dei negozi di tappeti più importanti della città e si occupava di consegnare la merce ai clienti, dopo che questi avevano passato intere giornate a bere te e trattare il prezzo con il proprietario del negozio. Una volta che l'accordo veniva raggiunto, Marzuq arrotolava con cura il tappeto scelto, lo incartava abbondantemente e se lo caricava in spalla. Poi percorreva le strade della città per consegnarlo a casa del cliente.
A volte il proprietario del negozio decideva di portarlo con se nei suoi viaggi di affari, visitando i villaggi delle montagne dove si producevano i tappeti migliori. I due partivano dalla città a cavallo ed a volte stavano fuori per settimane. La dove si fermavano, venivano accolti con rispetto e deferenza dagli artigiani locali, che conoscevano il commerciante di tappeti per la sua precisione e competenza. Trattare con lui era duro, ma alla fine degli incontri, quando una stretta di mano suggellava l'accordo, tutti erano soddisfatti: sia le consegne che i pagamenti sarebbero stati puntuali e regolari. In questi momenti Marzuq amava il suo lavoro, ammirava il proprietario del negozio e sognava di diventare un giorno come lui.
Anche il proprietario era contento di lui e sempre più spesso lo lasciava assistere alle trattative con i clienti, seduto a suo fianco davanti al vassoio del te. Il ragazzo prometteva bene e se avesse continuato a imparare da lui come si conduceva una trattativa, un giorno sarebbe diventato un ottimo venditore. Avrebbe smesso di occuparsi delle consegne per dedicarsi ai clienti e poi un giorno, quando lui fosse diventato troppo vecchio per reggere il peso del negozio, Marzuq sarebbe stato il suo erede.
Tutti sapevano infatti che il proprietario del negozio non aveva figli e che per questo aveva scelto quel ragazzo dagli occhi intelligenti come suo allievo e successore. Così come predetto dal suo nome, Marzuq era stato fortunato a trovare quel lavoro. Nella città delle persone precise, commerciare tappeti era una professione nobile a cui tutti aspiravano e possedere addirittura un negozio proprio avrebbe reso Marzuq una persona potente e rispettata.
Ma c'era una cosa che nessuno sapeva e cioè che non era questo il futuro che Marzuq sognava. Si, commerciare tappeti era un'arte che lo affascinava ed era attratto dalla sfida di diventarne maestro, ma allo stesso tempo sapeva che non lo avrebbe reso felice. Lui amava scrivere, tradurre in parole le tante sfumature che osservava nella natura umana. La parte del lavoro che preferiva era infatti proprio quella che gli permetteva di stare in mezzo alla gente, mentre attraversava strade e piazze per fare le sue consegne. Oppure esplorare terre lontane e conoscere la gente di fuori città, osservare con attenzione tutto quello che lo circondava e stupirsi della diversità. Ma tutto questo, nella città delle persone precise, era considerata una frivola perdita di tempo.
Eppure Marzuq non riusciva a togliersi lo scrivere dalla testa e da qualche tempo aveva anche preso l'abitudine di strappare piccole strisce dalla carta in cui avvolgeva i tappeti e cucirle insieme, per formare un piccolo quaderno, dove raccoglieva i suoi pensieri. Il fascino della natura, l'opera dell'uomo, ma soprattutto le persone, le persone che con i loro tanti aspetti non finivano mai di incuriosirlo.
Un giorno entrò nel negozio di tappeti un cliente nuovo... "
Ora non mi resta che trovargli il giusto finale ..
domenica 8 marzo 2009
A te..
"La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. E' un viaggio dello spirito attraverso la materia, e poiché è lo spirito che viaggia, è in esso che noi viviamo. Ci sono anime contemplative che hanno vissuto più intensamente, più largamente, più tumultuosamente di altre che hanno vissuto la vita esterna. Conta il risultato. Ciò che abbiamo sentito è ciò che abbiamo vissuto. Si torna stanchi da un sogno come da un lavoro reale. Non si è mai vissuto tanto come quando si è pensato molto."
lunedì 2 marzo 2009
Oggi
Oggi è un giorno in cui ho parlato molto. Ho parlato di cose intime e mi sono vergognato, vergognato delle cose non pensate e non fatte. Di difetti che sento miei, un pò di me stesso in fondo. D'aspettare sempre che sia troppo tardi, di lasciar che sia.
Oggi mi sono vergognato e ne sono contento. Vorrei trovare, anzi, la ricetta magica perché accada più spesso.
E ringrazio le persone che, sapendolo o no, mi hanno permesso di tirar fuori il mio "io". Adesso sono esausto. E un pò incazzato.
domenica 1 marzo 2009
Attesa
mi avvicino discreto.
Mi rendo conto che
da tanto tempo
ti stavo aspettando
Sei splendida,
ti muovi leggera,
attraversi la vita, libera.
Sorridi.
Proprio come mi ero immaginato
quando ti stavo aspettando
Io sono pronto.
Ho sofferto, ho cercato, ho sognato.
Ma adesso sono pronto,
a condividere quel sogno,
che coltivavo,
mentre ti stavo aspettando.
Non ti conoscevo allora,
ma ti stavo aspettando.
Avete mai provato..
.. a digitare su google - googlare, se mi passate il neologismo - quello che vi passa per testa in questo momento?
Oggi per esempio è la tipica "domenica uggiosa", che scopro esser buona per mettersi a cucinare biscotti oppure osservare la pioggia fuori dalla finestra. Trovo pure delle foto che rendono bene l'idea e qualcuno con cui condividere l'uggia..
In realtà, questo tempo sembra accordarsi perfettamente al mio stato d'animo. Il mal di gola - per cui ho già rinunciato a una cena, un concertino, una festa e un pranzo alla sagra dei tortelli - mi consiglia di stare chiuso in casa e sarebbe molto più difficile se splendesse il sole di ieri. Anche se a quanto pare, a New York, sarebbe comunque un problema resistere..
giovedì 26 febbraio 2009
Non ti domando
Non ti domando sicurezze, mai
con te ho pensato a un amore routine.
Se torni, quando torni per favore
non dirmelo. Son queste le cose
che non voglio sapere, che so.
Tu bada a non farmi promesse
io a non chiederne
Daria Menicanti
lunedì 23 febbraio 2009
Parole
A volte le parole mi suonano stupide in italiano, molto più che in un’altra lingua – inglese, spagnolo o francese che sia - come per una sorta di pregiudizio o di eccessiva severità nell’autocritica. Come con i conoscenti di lunga data, non riesco a prescindere da un profondo rispetto verso certe parole e da una forte antipatia verso altre. Forse si tratta di processi mentali basati sulle esperienze e sui ricordi, che emergono e mi inibiscono.
In un’altra lingua sono come di nuovo bambino, pronto ad osservare senza pregiudizio e ad imparare.
lunedì 16 febbraio 2009
Il venditore di tappeti
Provando a spiegare il mio lavoro agli intimi sconosciuti del lunedì, m'è venuta in mente una scena.
In un bazar di una antica città araba, due persone sono pazientemente sedute davanti a una teiera e, parlando del più e del meno in maniera apparentemente cordiale, a tratti dibattono sulle qualità del tappeto su cui sono sedute. Uno di loro sembra l'ospite e tratta l'altro con la cordiale superiorità che si riserva ad un invitato. Il primo tesse le lodi del tappeto, ne mette in luce la pregevole fattura manuale che sicuramente ha richiesto mesi e mesi di impegno di un abile artigiano, sottolinea la qualità della lana e perfino le piccole imprecisioni del disegno, prova inconfutabile del lavoro umano. Il secondo dimostra di intendersi dell'argomento ricordando i favolosi tappeti che ha visto nella sua vita, in confronto ai quali il presente perde sicuramente di valore: un oggetto pregiato ma senz'altro non un capolavoro.
La discussione prosegue a lungo, con ciascuno dei due che, sorridente ma con fermezza, porta prove ed argomenti a sostegno della propria tesi: il primo per farne salire il prezzo, il secondo per farlo scendere. Potrebbero scambiarsi improvvisamente i ruoli e farebbero uso della stessa passione e competenza, adesso a sostegno della tesi opposta. Sono in fondo personaggi simili, messi in antagonismo dal caso o da chissà cosa. Si stimano perfino, ma entrambi sanno che quando la contrattazione finirà ed il prezzo verrà stabilito, arriverà il momento di tornare a casa ed ognuno sarà chiamato a portare le prove del proprio successo. Il prezzo sarà giudice e servirà molta abilità per convincere gli altri che ci sono stati due vincitori.
sabato 14 febbraio 2009
..è che in fondo mi diverto
Lo dico nel senso che ho soprattutto lavorato, ed esclusi gli indispensabili spazi per sport e vita sociale, ho fatto poco altro, mettendo temporaneamente da parte un sacco di progetti che avevo in testa. Come è cambiato il ritmo rispetto al periodo di stanca degli ultimi mesi dell'anno scorso. Da quando mi hanno affidato i due nuovi progetti, le riunioni si succedono senza pausa, giocando la battaglia navale nell'outlook, ed il telefono squilla di continuo: "Daniele potresti..?", "Daniele dovremmo..", "Daniele ci sarebbe da..".
giovedì 12 febbraio 2009
mercoledì 11 febbraio 2009
1, 2 e tre
Scena uno.
Le pareti bianche e le scrivanie grigio chiare danno alle stanze un'aria asettica, resa ancora più accentuata dal vuoto e dal silenzio. Foto che ritraggono mogli, bambini ed immagini personali di momenti felici sono appese qua e là, testimoni di una dimensione diurna densa di attività. A quest'ora invece non c'è più nessuno nell'edificio e nei corridoi vuoti si sentono raramente i passi ed i brusii degli addetti alle pulizie, che vivono e fanno parte di questa dimensione serale dell'ambiente.
Scena due.
A metà del corridoio, sulla sinistra fra i bagni e la fotocopiatrice, l'ufficio è ancora illuminato e tre figure davanti a un computer si scambiano frasi infarcite di parole ricorrenti "Targetcost, businessplan, designreview, manufacturability, programschedule, riskassesment, productspec, scopeofsupply..."
Scena tre.
Le divise che indossano dicono che sono PL, PM e PE - Product Leader, Program Manager e Project Engineer - che tradotto dal gergo aziendale sarebbero: quello che "vede il mercato", quello che "gestisce costi e tempi del programma" e quello che "gestisce le problematiche tecniche". Conoscono tutte le parole di cui sopra e sanno il significato della maggior pare di esse. Parlano di milioni di euro, mica scherzi, e domattina alle 8:30 si presenteranno di fronte ai dirigenti anziani a spiegare perchè il loro programma sarà un successo. Hanno 28, 29 e 29 anni, citando così a caso, e alle undici di sera preferirebbero esser da tutt'altra parte, anche se domani non lo diranno ...
domenica 8 febbraio 2009
Conversación con el señor R
R - Que es lo que más te gusta a ti ahora mismo?
D - Bueno ... la gente, me encantan las personas
R - Y luego?
D - Nada en concreto, sino el fluir mismo de la vida. Salir por la calle, seguir tu ritmo natural, perder el tiempo..
lunedì 2 febbraio 2009
Sono
Sono moltitudini
Chiedimi chi sono
Certe volte sono molto diverso da quello che vorrei essere
Simile, altre
Sono fortunato
Sono...ma non ne sono poi tanto sicuro
Inadeguato
Sono quello che sento
Il riflesso negli occhi di lei
Improvvisamente sono felice
Sono solo, in mezzo alla gente
Sono solo in mezzo alla gente
Sono libero
Sono vivo
venerdì 30 gennaio 2009
Utimo giorno
Il nono giorno è l'ultimo giorno. E' domenica, usciamo in auto in una Istanbul ancora deserta.
Proviamo con il mercato del pesce di Maraba, ma la "piazzetta dai colori vivaci" è ancora spenta. Nella chiesa vicina la messa ha attirato cinque fedeli, ma uno seduto in fondo sta chiaramente dormendo. Una signoria ci invita ad entrare, gentilmente rifiutiamo e ci muoviamo verso il castello delle sette torri, un piccolo lampo turistico in questa mattinata lenta. Poi percorriamo le mura fino al vecchio ponte di Galata, glorioso relitto in attesa di una degna fine che ospita temporaneamente una stazione dei vigili del fuoco. Per spezzare la noia un gentilissimo pompiere ci fa entrare a fare qualche foto, ma la parte migliore della visita è senza dubbio la gentilezza di queste persone.Attraversiamo il fiume per visitare il museo dell'industria, un'isola moderna in questo mare di anacronismi, prima di tornare all'hotel attraversando di nuovo la città. Anche in auto ci sentiamo a nostro agio, è un vero peccato andarsene domani: una volta finito di vedere le "tappe obbligate", si inizia a godersi veramente l'esperienza.
Ultima cena ancora da Haci, ma ormai abbiamo abbandonato l'ottica turistica dei primi giorni e guardiamo divertiti la coppia di italiani del tavolo accanto che accettano i suggerimenti sul "menu del giorno". Dopo dieci giorni di ristoranti abbiamo maturato una specie di allergia alla ruffianeria dei camerieri ed un autentico senso di fastidio verso certi trucchetti.
Ciao Istanbul, ce ne andiamo con lo spirito con cui siamo arrivati, ce ne andiamo con "...lo stesso entusiasmo che prova un botanico, in un bosco, di fronte alla diversità e ricchezza delle piante, proprio per i molteplici aspetti della città, che ogni giorno produceva qualcosa di nuovo, una stranezza, una rovina o una follia, fra le sorprese dell'occidentalizzazione, dell'emigrazione e della storia". Orhan Pamuk, Istanbul
Ottavo giorno
uesta mattina ci alziamo controvoglia da un letto particolarmente accogliente, mentre fuori nevica fıtto. Dopo la colazione con il figlio della proprietaria - gli altri ospiti sono già usciti, chissà per andare dove - ci confondiamo nel mercato settimanale nella piazza del Cinci Han, fra le verdure imbiancate, poi esploriamo il paesino, imbattendoci spesso negli "altri due".
Dei bambini ci fermano, non per venderci qualcosa stavolta, è pura curiosità infantile. Non si negano per una foto di gruppo e subito dopo si gettano per la discesa con gli slittini, godendosi la neve su questi bidoni di plastica tagliati a metà. Con così pochi turisti, ci sentiamo più noi, ci sentiamo persone. E' come se nell'intimità dell'inverno il paese ci accogliesse con benevolenza.
Decidiamo di ripartire per Istanbul all'ora di pranzo: è stata un'escursione sfortunata ma ve bene così. Evitiamo l'autostrada e facciamo la statale D-100, sprofondando velocemente nella periferia industriale confermando una volta di più che le periferie delle grandi città sono veramente tutte uguali.
Istanbul ci accoglie per la seconda volta in pochi giorni, ma questa volta con la spontaneità dei vecchi amici .
domenica 25 gennaio 2009
Settimo giorno
Ore 12:03.
Giro la chiave, metto la freccia, guardo nello specchietto prima di immettermi nel flusso del traffico e via, è partita l'avventura automobilistica turca.
Si comincia col caos di Istanbul, i pedoni da evitare, i clacson impazziti. Fuori scorrono immagini note ma con una prospettiva nuova, stradale. Quando lasciamo il centro vediamo la periferia della grande città, quella dove non ci saremmo mai avventurati, ed in quaranta minuti arriviamo al ponte sul Bosforo, con il magnifico panorama dello stretto ai nostri piedi.
Lasciamo Istanbul ed inizia l'autostrada Istanbul-Ankara, con la nostra Fiat Albea che ci porta verso Izmıt, città divisa fra i panorami industriali dei cementifici da un lato e l'ultimo lembo del mar di Marmara che lentamente scompare dall'altro. Quando ci fermiamo per la benzina, il benzinaio ci da il benvenuto nella Turchia profonda: non parla assolutamente inglese, inizia la commedia della comunicazione a gesti. La strada punta ora ai 1450 metri di Gerede. Il paesaggio cambia notevolmente e una fitta coltre di neve che ricopre tutto, facendoci anche temere di rimanere bloccati da qualche parte.
Ed invece alle cinque arriviamo a destinazione: Safranbolu, in un'atmosfera surreale di neve e silenzio, in cui le austere case ottomane ci riportano indietro nel tempo. Ci sistemiamo alla Bastoncu Pansiyon, una casa ottomana trasformata in albergo dove si sta un pò come in famiglia: numero di ospiti 4, noi compresi.
Oggi abbiamo viaggiato abbastanza ed adesso siamo un pò perplessi sul prosieguo. Domani esploreremo la zona e poi si vedrà se tornare anticipatamente a Istanbul. Il clima certo non incoraggia.
Sesto giorno
I postumi della notte precedente vengono velocemente cancellati e la città si rimette in moto coi suoi ritmi abituali. Fortunatamente Dario frena i miei slanci esplorativi e decidiamo di dedicare la giornata di oggi ad una passeggiata rilassante. Per la prima volta usciamo senza guida - in ogni viaggio c'è sempre un giorno in cui si ripete questa magia - e cominciamo a camminare, con una sensazione mista di familiarità e incoscienza. Il sole che per la prima volta si è deciso a comparire fa assumere alla città colori del tutto nuovi.
Yeni Camii, ponte di Galata, mercati, Divan Yolu: luoghi ormai abituali in cui camminare, lasciandosi guidare solo dalla curiosità e dall'ispirazione del momento. Per la prima volta ci fermiamo a chiedere i prezzi degli oggetti in vendita, sottolineando con sorrisi o smorfie del viso le nostre reazioni. Poi esausti, ci rilassiamo con un succo di melograno seduti a dei tavolini piazzati in mezzo di strada.
Scendiamo verso la piccola Aya Sofya ed il paesaggio urbano cambia completamente. Vecchie case di legno, alcune ristrutturate ma molte cadenti, bambini che giocano in strada, panni appesi alle finestre. Si respira l'aria di una Istanbul più autentica a poche centinaia di metri dalle affollatissime zone turistiche.
Per dirla con le parole di Orhan Pamuk "La sporcizia delle strade secondarie, il tanfo emanato dai bidoni della spazzatura, i buchi, le salite e le discese interminabili sulle vie e i marciapiedi, tutto quel disordine, quel caos e quel subbuglio che fanno di Istanbul la vera Istanbul".
Risalendo pranziamo (sono quasi le 17, si potrà chiamare pranzo? Ormai i nostri ritmi sono completamente stravolti..) da un cerimonioso Karadeniz in versione "vecchio pagliaccio", che con una dimostrazione pratica ci spiega il significato dell'igiene in turco: un cameriere per spalmare del burro su una focaccia che ci ha appena portato la prende con le mani, l'appoggia sul tavolo ed inizia a ungere.
Alle 22 usciamo di nuovo alla ricerca di cibo - parlare di fame sarebbe obiettivamente fuori luogo - e proviamo un piccolo ristorante con una grande fama: Akdamar. Un caso evidente di come le recensioni di altri viaggiatori a volte possano essere piuttosto soggettive. Accettiamo comunque di buon grado questo piccolo contrattempo, anche in virtù della reale simpatia del buon Nasir (e di un ottimo Adana Kebap).
lunedì 19 gennaio 2009
Quinto giorno: goodbye 2008
Arrivano i giorni un pò sottotono anche in un viaggio e oggi è uno di questi. Fin da quando usciamo dall'hotel una pioggia fitta ci perseguita - non è nevischio come ieri, che scivola addosso e non bagna, sono proprio gocce fini di pioggia che in poco tempo inzuppano tutto - e non ci lascia fino al tramonto, rendendo sgradevole passeggiare.
La nostra esplorazione di Istanbul sta procedendo concentricamente: all'inizio Sultanahmet e la parte antica della città, che adesso percorriamo con familiarità, quindi poco a poco iniziamo ad avventurarci nei quartieri più periferici. Oggi prendiamo il battello per Üsküdar, per continuare l'esplorazione della sponda asiatica. In realtà non è molto differente da Kadiköy vista ieri e l'unico incontro notevole della visita è quello con il muezzin della moschea davanti all'imbarcadero, Iskele Camii, mentre richiama i fedeli alla preghiera: un duetto a base di versetti coranici con il muezzin della moschea vicina. Ci addentriamo nel quartiere del mercato, mangiamo un simit per portare avanti il viaggio parallelo nella gastronomia turca e ci imbarchiamo per Beşiktaş, di nuovo sulla sponda europea.Scesi dal battello ci accoglie un quartiere pieno di vita in cui ci addentriamo volentieri. Pranziamo con Börek (sfoglia al formaggio) e çai e compriamo del te da portare in Italia come souvenir. L'autenticità della zona ci garantisce che non siano prodotti turistici - come quelli che invece si vedono nei negozi della zona di Sultanahmet - ed infatti comunichiamo a gesti con il proprietario che non parla inglese (e ci guarda perplesso). A Beşiktaş visitiamo il palazzo imperiale di Dolmabahçe, che i sultani fecero costruire per sostituire la residenza di Topkap con una in stile più europeo (che errore..). Solo visite guidate, per cui non ci resta che adeguarci e sopportare lo stile "gregge di pecore". Ci confondiamo fra i turisti giapponesi che come nelle barzellette si fotografano davanti a qualunque oggetto. La cosa è resa più sgradevole dalla guida che ci è toccata, decisamente troppo esuberante e con il vizio (di cui credo che si compiacesse abbastanza) di ripetere alcune parole in tutte le lingue che conosceva. Ogni frase assumeva quindi una struttura inglese con inserti in spagnolo e qualche fronzolo in italiano, francese e tedesco. Più kitch di una pizza turca.
Fra i nostri compagni di gruppo spicca una coppia di argentini di mezz'età che senza alcuna ragione concreta (forse solo per l'aspetto ed il modo di vestire) mi fanno pensare ai discendenti di certi emigranti tedeschi del secondo dopoguerra che andarono in Argentina per lasciarsi alle spalle un passato ingombrante.
Usciti dal palazzo e tornati all'imbarcadero - destinazione Eminönü e quindi hotel - smette improvvisamente di piovere e ıl cielo si infuoca nel più bel tramonto turco visto finora.
Dal molo ci infiliamo nelle strade intorno al mercato egizio, dove la gente si affretta a fare gli ultimi acquisti dell'anno. I colori ed i profumi del venditore di kokoreç non ci lasciano indifferenti..
Ci perdiamo nelle viscere del mercato.
La sera usciamo per il capodanno più estemporaneo che sia mai esistito. Con un sacco di dubbi (i turchi lo festeggiano? Ci sarà gente in giro? Si può bere alcol in strada?) prendiamo un taxi fino a piazza Taksim, che dovrebbe essere l'epicentro dei festeggiamenti. Quindi scendiamo lungo Istiklal Cad facendoci largo fra la folla che la percorrere in un senso e nell'altro, come un'autostrada umana a due corsie. Ci sorprende e ci preoccupa la quantità di polizia in giro, praticamente una camionetta ad ogni angolo.
Ascoltiamo un pò di musica turca al Barabar e brindiamo al nuovo anno in un simpatico Nice Istanbul, seguendo il conto alla rovescia con la televisione turca.
Alla fine niente di speciale ma almeno siamo in grado di rispondere al grosso dubbio iniziale: i turchi festeggiano il nuovo anno, ma con moderazione.